Rassegna Stampa

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Villaggio dei pescatori, caccia agli sponsor per salvare la sagra

Fonte: web cagliaripad.it
30 luglio 2013

29 Luglio 2013 ore 17:56
 

La crisi riduce i contributi pubblici. Ma nei quartieri non ci si perde d’animo. A Giorgino il comitato organizzatore della festa del pesce lancia un appello alla Regione e ai privati
Autore: Ennio Neri,
e.neri@cagliaripad.it

foto dal web

Nei quartieri si festeggia anche con la crisi. Certo, complice i tagli ai fondi, c’è da fare qualche sacrificio. C’è chi si priva del pane, chi del companatico e chi della manodopera. Ma a festeggiare non rinuncia proprio nessuno. Ieri a Stampace i “Cuccurus cottus” animato il rione con musica e distribuzione di pesce, vino, angurie e malloreddus. Ma gli organizzatori lamentano difficoltà economiche.

E così ci si arrangia. Addio ai fondi della Provincia? Il Comune dà una sforbiciatina ai finanziamenti? “E noi chiediamo i soldi agli sponsor - rassicura Carlo Floris lo storico presidente del comitato del Villaggio dei Pescatori - e la sagra da faeusu su propriu”.

La sagra del pesce di Giorgino, organizzata dall’associazione di volontariato del “Comitato di quartiere Villaggio dei pescatori”, è un appuntamento che ormai va avanti dal 1985. Ai numerosi cagliaritani che la frequentano vengono servite pietanze della cucina marinaresca cagliaritana. Pesce cotto alla brace e poi burrida e polpo. Lo scorso anno anche una gara di pesca al molo, una di canoa e musica.

Ma quest’anno la crisi spaventa gli organizzatori. “Abbiamo detto addio ai fondi della Provincia - aggiunge Floris - è possibile che il Comune ci dia qualcosa in più rispetto all’anno scorso (13 mila euro invece di 10 mila, ndr), mentre il Cacip ci ha decurtato la sponsorizzazione (2 mila e non più 3 mila euro), siamo così costretti a chiedere fondi alla Regione e alla Remosa (l’azienda di viale Pula, ndr)”. Così sarà necessario qualche sacrificio. “Ci saranno i consueti 21 mila kg di pesce”, conclude Floris, “quello che costa di più come al solito è il polpo e poi la burrida. Vorrà dire che taglieremo sulla manodopera e ci sarà anche meno carbone, meno olio e meno pane”.