Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«A Cagliari cadde il cielo» Ricordi di guerra al telefono

Fonte: L'Unione Sarda
29 luglio 2013


Un archivio sonoro ideato dall'artista Valeria Muledda con l'associazione culturale Trw
 

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Eccola, al telefono, quella voce femminile così familiare. Racconta di una ragazza che aveva 15 anni, nel 1943, quando a Cagliari cadde il cielo. Scampò ai bombardamenti rifugiandosi sotto una grande acquasantiera, a Sant'Agostino. Cessato l'allarme, «ciò che vidi, vicino alla stazione, mi fa venire ancora oggi la pelle d'oca. Un mare di arti mozzati. Quando tornai a casa, per poco mia madre non mi diede uno schiaffo, poi mi abbracciò. Due giorni dopo papà ci portò a Sorso, dai nonni».
La voce sparisce. Tornerà quando un altro passante la farà rivivere. Chi vuole sentirla trova il numero di telefono su un cartello di via Baylle: “La Radio dello Spazio” 1943-2013. Sono dieci, in tutta la città, e custodiscono preziosi frammenti di una memoria collettiva. A cucire le stazioni di questa singolare via Crucis, è un progetto di arte partecipata che vede protagonista una giovane artista concettuale cagliaritana. Valeria Muledda vive tra Parigi e Milano, e ha dedicato alla sua città un pensiero speciale, un archivio sonoro al quale vorrebbe affiancare un archivio visivo.
Da Valeria ad altre giovani donne: Emanuela Falqui e Marta Anatra, anime dell'associazione culturale Trw, acronimo di Tightropewalker (funambolo), che hanno inserito “La Radio dello Spazio” nel progetto Radici Aeree, un “itinerario sul recupero della memoria tra spazi privati e pubblici, passato e presente”, attuato per il Settantesimo dei bombardamenti. L'iniziativa (in collaborazione con Marco Tanca), a maggio ha proposto anche l'installazione di Elisabetta Saiu a Palazzo Aymerich (Warloops) e della stessa Marta Anatra in viale Trieste (L'architetto verde).
Accolto dall'amministrazione comunale, l'intervento artistico di Valeria Muledda nasce in collaborazione col progetto Search , Memorie dal Sottosuolo, e Monumenti Aperti. È stata Annamaria Montaldo, raccontano Emanuela e Marta, a trovare dieci testimoni e a proporli a Valeria, che li ha invitati a casa sua, qui a Cagliari, e li ha ascoltati. Durano pochi minuti le testimonianze che fino al 31 agosto tutti potranno sentire, mentre sono ben più articolate quelle del programma che Radio X ha messo a disposizione del progetto nel mese di maggio. Chi vorrà potrà collegarsi in podcast, o digitare www.trw.altervista.org. A chi non ha dimestichezza con Internet, basta cercare il cartello che interessa: Stazione ferroviaria, via Azuni, via Manno, Bastione di Saint Remy, viale Regina Margherita, via Baylle, via Napoli, Largo Carlo Felice, via San Lucifero, via Cimarosa. Fare il numero indicato e stare ad ascoltare. Troverà la Cagliari più ferita. La racconta con nostalgia la bambina che nel '43 andava a giocare al Bastione, bar Palenzona. «Le coppie passeggiavano, le mamme spettegolavano, i bambini giocavano con le biciclette a noleggio del signor Casarin». E lei faceva da chaperon alla sorella sedicenne «che pivellava col mio futuro cognato. Quelle bombe hanno distrutto parte della mia infanzia».
La voce femminile che parla dal cartello di viale Regina Margherita dice di quel palazzo sventrato di Piazza Martiri, che vide mentre passava con i libri sottobraccio. «Mi colpì l'intimità violata: il letto, il pianoforte. E un gatto che correva tra le macerie». Racconta di un altro pianoforte che penzolava da una palazzina anche l'uomo che ti risponde dal cartello di via Manno. «Mi aggiravo come un fantasma tra negozi sventrati, morti per terra. Macerie, solo macerie». Come quelle di via Napoli, che un ex bambino assai vivace ricorda bene. «Marina era in ginocchio, soprattutto il porto. Mia madre mi parlava delle navi che avevano preso fuoco. Era il quartiere più vitale, con la Rinascente, le banche, i cinema, il Mercato Vecchio...». Già, Su Monumentu. «La sua distruzione è un vulnus», ti dice la donna che parla dalla postazione del Largo.
Storie uniche, e comuni a molti. Parlano di piccola città di provincia violata dalla guerra, di sirene che straziano l'aria, di tedeschi attendati al parco delle Rimembranze e predellini del treno da conquistare. Piangono su una madre che muore col bambino in grembo e altri quattro che le stanno accanto, sotto gli spezzonamenti di via Azuni. E dicono di uno studentello che quel giorno in cui il cielo si oscurò, salì in bicicletta, sotto il rombo dei Marauder, e corse verso casa, a Quartucciu, «più veloce di Bartali».
Maria Paola Masala