Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Maria Lai e gli altri: universo artigianato

Fonte: L'Unione Sarda
26 luglio 2013


Al Ghetto di Cagliari mostra “Quando l'idea incontra il gesto”
 

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L'incipit della mostra “Quando l'idea incontra il gesto. Arte e artigianato artistico in Sardegna” è con i pani di Maria Lai, che sull'onda degli insegnamenti di Arturo Martini (“L'opera deve avere la semplicità del pane”) decide di attingere dalla vocazione del suo paese Ulassai alla panificazione, e, traendo spunto dalle donne che in paese impastavano la farina, forgia pani dalle numerose forme. Di pane è anche il pannello “Il paradiso dei bambini” firmato dall'artista nel 1977, opera che dialoga con la vicina “Processione della Madonna d'Itria” di Maria Crespellani, che della Lai fu grande amica. All'artista di Ulassai, recentemente scomparsa, si riunisce idealmente l'opera dei ventisette artisti presenti in mostra, suddivisi in tre sezioni tematiche. Maria che con i suoi telai, i pani e i libri cuciti rappresenta un po' la sintesi di quel fare artigianale che con la modernità ha dovuto fare i conti a lungo.
È il leitmotiv dell'esposizione al Ghetto di Cagliari, curata da Simona Campus e organizzata dal Consorzio Camu' (in collaborazione col Comune, consulenza del Dipartimento storia, beni culturali e territorio dell'Università), che nella prima sezione, “Terra e acqua”, mette a confronto le opere di pane con quelle in ceramica di alcune figure storiche come Francesco Ciusa Ciriaco Piras, Federico Melis, Simeone Lai (piatto su disegno di Salvatore Fancello) e Antine Nivola, suo il “Lettino”, adagiato su un tappeto di grano, il cui allestimento di Sabrina Cuccu (per conto della Fondazione del Teatro Lirico) trae ispirazione dalla mostra milanese del 1962, dove queste opere furono presentate per la prima volta.
All'impronta storica degli artisti si affiancano gli esiti più recenti di Francesco Farci, autore di alcuni vasi in ceramica dalle linee asciutte, e quelli di Caterina Lai che firma un lungo pannello i cui segni si ripetono nelle opere in bucchero adagiate sul pavimento. Ma l'arte è anche produzione tessile, come rivela la sezione “Trame e orditi”, o il ricamo e cucito di “Fili e storie” con le creazioni di Luciano Bonino. Ancora un incontro fra la tradizione e l'interpretazione moderna. Se ieri c'erano i tappeti di Eugenio Tavolara e Mauro Manca, che segnano il passaggio da un orizzonte artigianale al design, oggi ci incantano i lavori sul segno di Italo Antico, le geometrie di Piero Zedde e Carolina Melis, i tappeti delle tessitrici di Nule disegnati da Rosanna Rossi, Zaza Calzia e Wanda Nazzari, i cuscini di Antonello Ottonello.
L'allestimento, pensato sugli elementi acqua (trasfigurato in frammenti di specchio), terra (contenuto dentro bicchieri di vetro) e lana (nei fili reggi-didascalie), è esso stesso opera d'arte, ma troppo “colmo” in alcuni punti, tale da rendere difficoltosa la lettura delle opere. A chiudere la mostra è ancora Maria Lai: i suoi libri cuciti di fili intrecciati, che rimandano a scritture immaginarie, sono un monito a capire che “l'artista non deve spiegare”. Qui parlano le opere, le radici di un'isola che, come amava dire Maria, non devono “interpretare se stesse, ma far generare una nuova pianta”.
Maria Dolores Picciau