Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Peculato: chiesto il giudizio per Ada Lai

Fonte: La Nuova Sardegna
23 luglio 2013

Per il pm Gaetano Porcu l’ex dirigente comunale avrebbe provocato un grave spreco con l’operazione «Abitare assistito»

PROCURA»AGGRAVATA L’ACCUSA




di Mauro Lissia

CAGLIARI Dopo la condanna della Corte dei Conti che la costringerà a versare all’erario 255 mila euro per gli sprechi di «Abitare assistito» arriva anche la richiesta di rinvio a giudizio sul fronte penale per Ada Lai, potente ex dirigente dei servizi socio-assistenziali del Comune e oggi capo della segreteria del governatore Ugo Cappellacci: chiusa l’inchiesta, il pm Gaetano Porcu ha chiesto all’ufficio del gip di accusarla formalmente di peculato. Ada Lai era indagata per abuso d’ufficio, ma proprio nella fase finale dell’indagine il magistrato ha deciso di contestarle un reato molto più grave anche in base alle valutazioni categoriche della Corte dei Conti, espresse nella sentenza di condanna. Ora dovrà essere fissata l’udienza preliminare e sarà in quella sede che il difensore, l’avvocato Mariano Delogu, potrà confutare le tesi dell’accusa. La vicenda risale al 2008 ma è diventata pubblica soltanto tre anni dopo grazie ai servizi giornalistici di Sardegna Quotidiano. Nell’estate del 2011 salta fuori che gli appartamenti scelti dal Comune, da destinare a persone disabili psichiche, non sono in linea coi criteri stabiliti nel bando: sono troppo piccoli, si trovano in periferia e non al centro della città. C’è anche puzza di combine, perché l’impresa che li ha costruiti in via Is Cornalias 102 sembra avere qualche legame con esponenti politici cagliaritani. La Procura apre un’inchiesta, che parte dalla convenzione firmata nel 2009 con la Baldinu costruzioni srl: ottomila euro al mese per cinque appartamenti da 70 metri quadrati, un contratto di locazione di quattro anni rinnovabile per altri quattro. In tutto quasi 700 mila euro che l’amministrazione comunale si impegna a sborsare al proprietario di una serie di immobili che si rivelano inutilizzabili. L’inchiesta va avanti e conferma in buona parte il sospetto che l’acquisizione delle case col progetto «Abitare assistito» sia stata quantomeno imprudente. La responsabilità - come la magistratura contabile ha accertato - è tutta di Ada Lai che ha gestito «in maniera esclusiva e personalmente» ogni fase della trattativa e gli sviluppi successivi. Sempre lei ha tenuto in piedi un contratto di locazione per cinque appartamenti rimasti vuoti per anni e ha accettato che il Comune pagasse un canone molto più alto rispetto alle indicazioni del mercato immobiliare. Non solo: i magistrati contabili hanno confermato come Ada Lai non abbia «mai disposto la nomina di responsabili del procedimento» e abbia «sottoscritto il contratto di locazione impegnando per quattro anni il Comune sul piano giuridico e su quello economico malgrado il progetto Abitare assistito non fosse ancora né avviato né istruito». Come dire un’operazione tutta in perdita per le casse pubbliche e per i quindici disabili inseriti nel programma di assistenza pubblica che sono rimasti privi di alloggio. Quelli presi in affitto infatti non rispondevano neppure lontanamente ai criteri di legge, quelli stabiliti nel bando. La difesa pubblica della dirigente è stata sempre la stessa: non è stata una scelta mia, per quegli appartamenti è stato proposto un bando pubblico regolare. Non c’è alcuna risposta invece alla domanda che la Procura si è posta fin dalle prime battute dell’indagine:perché mandare avanti un’operazione così fallimentare? Qualcuno doveva trarne vantaggio? Se una risposta c’è potrebbe emergere al processo. Per ora resta in piedi un’accusa che potrebbe metter fine alla carriera della dirigente.