Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Irene Grandi: «Il mio jazz è come un film, è Cinecittà»

Fonte: La Nuova Sardegna
17 luglio 2013

 
La leonessa del rock il 26 luglio al festival nel Parco della Musica di Cagliari Un inedito incontro con la pianista Rita Marcotulli e con il sax di Stefano Cantini 
 
 
 
 
 



di Andrea Musio wCAGLIARI Da “Blade Runner” a “Pulp Fiction”. Colonne sonore di celebri pellicole dell’ultimo lustro rivisitate in chiave jazz. Niente di strano fino a qui, se non fosse che la voce che le interpreta è quella di Irene Grandi. Così la leonessa del rock made in Italy, dopo l’esperienza dello scorso anno con un disco insieme all’amico Stefano Bollani, prosegue, almeno in parte, il suo percorso jazz. “Cinecittà”, questo è il titolo dello spettacolo approda anche a Cagliari e sarà ospite, venerdi prossimo, all’interno del cartellone dell’European jazz Expò, atteso nella nuova location del Parco della Musica. Attualmente impegnata in tre concerti differenti , “Come non mi hai visto mai” con il repertorio pop rock, lo spettacolo con il pianista jazz Stefano Bollani e “Cinecittà” appunto, con altrettante diverse modalità di esibizione, dalla grinta aggressiva che la contraddistingue, soprattutto nei suoi potenti live, alla dolcezza intima e sentimentale. «Proseguendo di questo passo credo che arriverò a bilanciare l’atteggiamento sul palco. E’ stata molto importante l’esperienza dal vivo con Stefano – così racconta Irene – ma anche perché sto crescendo e mi sto evolvendo. Devo ammettere che ci ho preso gusto a non essere solo esplosiva e carica. Qualcosa sta cambiando, e lo si è visto anche nei concerti rock. Sto iniziando a muovermi diversamente sul palco con più intimità. In questo modo l'energia è incentrata più sulla voce e sulla comunicazione dei testi piuttosto che nei movimenti. L’impatto non ne ha risentito perché comunque riesco a riempire il palco ma in questo modo con il calore delle canzoni, non per forza con salti e corse folli». L’avvicinamento alla musica jazz era comunque già nell’aria ancor prima del disco dell’Ottobre scorso. «Ancor prima di concepire il compact disc c’era stata qualche incursione live nei suoi concerti, avevo già un minimo di esperienza perché già era capitato, e mi sono trovata a mio agio, in altri set insieme al grande trombettista Enrico Rava, dove qualche volta mi hanno invitata. Del resto con Stefano siamo amici da quasi vent’anni. Siamo riusciti a concretizzare l’idea e farne un disco in chiave jazz. Anche se non è stato semplice avere Stefano libero per dieci giorni. Per un disco di musica pop un così breve periodo non è certamente pensabile mentre per il jazz sono stati più che sufficienti». Poi è arrivata la richiesta da parte della pianista Rita Marcotulli e del sassofonista Stefano Cantini. di partecipare assieme a un nuovo progetto in cui si intrecciassero la passione per il cinema e le colonne sonore dei film più amati con la musica jazz. «Anche con loro – racconta ancora la rockeuse toscana – esiste una amicizia di vecchia data. E’ stato ovviamente un onore per me essere prescelta per ricoprire questo ruolo nella loro formazione inizialmente prevista insieme al contrabbassista degli Area Alex Tavolazzi (in tour sostituito invece da Dario Deidda) e il batterista Alfredo Golino. Per me è stato perfetto perché “Cinecittà” è l'incontro tra la canzone e il jazz». E da quel che si è potuto sentire la sua voce si presta bene anche a questo genere musicale, assai lontano dal rock’roll. «Sono rimasta sorpresa anche io. Qualcuno mi ha detto addirittura che la mia voce è molto jazz e che possiedo un timbro scuro che sembrebbe avvicinarsi a quello della grande Nina Simone, anche se io sono in realtà più legata alla canzone. Il repertorio scelto per i concerti – rivela ancora Irene Grandi – è ampio perché è più semplice trovare, nelle colonne sonore, standard jazz piuttosto che brani di musica rock. In questo modo si può spaziare e reinterpretare. Sono d’altra parte una grande amante del cinema e le pellicole prescelte per le reinterpretazioni utilizzate nelle nostre scalette musicali sono state molto importanti nella storia di questa arte di celluloide ed ancora di più, le tracce suonate dal vivo puntano a rievocare proprio quelle scene che sono rimaste impresse sulla pellicola, e sull’immaginario collettivo. Alla fine si tratta di una felice combinazione tra due cose meravigliose che amo profondamente come sono appunto il cinema ed il jazz ».