Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Il cortometraggio creato dalla gente sullo schermo dei Giardini pubblici

Fonte: Sardegna Quotidiano
4 luglio 2013

PICCOLO CAOS

 

Teatro Lirico di Cagliari, retropalco. Momenti di backstage. Si provano passi di danza, mentre l’orchestra vola sulle note di Cajkovski, sinfonia n.2, “Piccola Russia”. Movimenti del corpo, sguardi, visi, in primo piano, vogliono esprimersi, abbozzano un racconto. È l’in - cipit di “Piccolo Caos – Sant ’Elia Viva! ”. Il progetto targato Comune-Musei Civici, sotto il cartello di “Mondi Possibili - reinventing the city”, curato da Connecting Cultures, ideato dalla film-maker campana, ma residente a Berlino, Marinella Senatore, è diventato quello che doveva essere, un cortometraggio, di poco più di venticinque minuti. Arte pubblica. Stasera, ai Giardini Pubblici, davanti alla Galleria Comunale d’arte, alle 21, la proiezione “ufficiale”, il battesimo sul grande schermo. Il lavoro è la risultante della residenza artistica che si è tenuta a marzo nel quartiere di Sant’Elia. Senatore e la sua troupe hanno trasformato il borgo (il Lazzaretto il quartier generale) in un piccolo, grande, caos. Una settimana di workshop gratuiti, operatore video, danza, illuminazione, sceneggiatura, regia, due giorni di casting, e poi via alla fase realizzativa. Oltre 600 i cittadini coinvolti, cagliaritani ma non solo. Poco meno di duecento i danzatori-attori non professionisti, una decina gli sceneggiatori, quattro registi, quindici tecnici, dodici make-up artist e costumisti, un centinaio i ragazzi delle scuole Don Milani di Sant’Elia e Randaccio di via Venezia. “Piccolo caos”. Un work in progress, per tutti coloro che sono stati coinvolti, dalla regista ai cittadini, catturati da un’esperienza che di stimolante ha avuto molto per loro. Nelle premesse era stato presentato come “melo - dramma in tre atti”. Il teatro-danza, l’elemento ispiratore, Pina Bausch la stella cometa. Opera collettiva che si è trasformata in espressione, pura, della gente. Alla fine, è questo il filo conduttore. Altro scheletro, altra ossatura, non c’è. Ma forse è proprio ciò che Marinella Senatore desiderava: scatenare un piccolo, grande, caos, smuovere emozioni e sensazioni, storie e racconti, e far confluire tutto nell’opera di montaggio finale. Scorrono le immagini dei casting, ciascuno si dipinge, l’obiettivo si fissa sui volti e sulle mani, con un rigoroso bianco e nero di sapore “neorealista”. L’odore è quello dei preziosi documenti filmati, di carattere socio-antropologico, della Rai anni ‘60-‘70. Pasolini fu maestro in questo. Sfilano le immagini delle fasi realizzative, le prove di danza, i confronti per la sceneggiatura, gli altri interni al Teatro Massimo. “Piccolo caos” assu - me la piega della docu-fiction. Si avvicina al film nel film, alla metacinematografia. «Raccontare se stessi, la cosa più facile», dice uno dei protagonisti. E così è stato. «L’uso del corpo è stato molto importante come elemento narrativo, dando la possibilità a chiunque di poter raccontare la propria storia», ha detto Marinella Senatore. Che ha girato gli esterni al faro di Sant ’Elia e in cima alla Torre dell’Ele - fante. Proprio lì, sopra il cielo della città, alcune delle scene meglio riuscite di “Piccolo caos”: i corpi si muovono lenti, raccontano ancora. La sensazione di incompiutezza che il cortometraggio, per certi versi, trasmette viene riscattata. Come nei quadri finali che si compongono sul palco del Massimo e sotto il Faro: quasi tableaux vivants, che richiamano ancora, guarda caso, riferimenti artistici “pasoliniani ”.

Massimiliano Messina