Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Stop alla demagogia»

Fonte: L'Unione Sarda
25 giugno 2013

In 400 a Cagliari alla contromanifestazione organizzata dal Pd:
«Sì alle agevolazioni, ma il sit-in di Roma è campagna elettorale»
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Il problema del Pd è dire no alla zona franca senza dirlo troppo. O meglio: senza prendere contromano la corrente popolare che ci spera. Che l'operazione sia delicata si capisce dal tono degli interventi all'assemblea di Cagliari, dove i democratici radunano (in antitesi con la spedizione romana di Ugo Cappellacci) quasi 400 persone da tutta l'Isola. Tra loro, 68 sindaci.
IL DIALOGO Gli attacchi alla Giunta sono severissimi, certo. «Demagogo» è il minimo sindacale delle accuse a Cappellacci. Altro tormentone: «È in campagna elettorale». Molta più prudenza sulla zona franca in sé, e sui movimenti che la propugnano: tanto che viene concessa la parola a Fabrizio Fadda, degli Anti-Equitalia. «Non vogliamo che una parte politica metta il bollino su questa lotta», dirà lui, «ma neppure che il centrosinistra dica un no pregiudiziale: vi chiedo una riflessione».
«Se da un lato è inaccettabile l'atteggiamento del governatore che dichiara guerra allo Stato, dall'altro noi dobbiamo riavviare il dialogo con queste istanze sociali», ragiona poco dopo il presidente dell'Anci Cristiano Erriu: «Sarà questa la vera sfida dei prossimi mesi».
LE ENTRATE Del resto anche il presidente del Consiglio delle autonomie locali Gianfranco Ganau, aprendo il dibattito, precisa che «la zona franca può essere un obiettivo condiviso, ma nella chiarezza. Cappellacci, in piena trance elettorale, soffia sul fuoco delle aspettative parlando di inattuabili versioni integrali». Senza Iva e accise, «la Regione perderebbe 3 miliardi di entrate: tagliamo la sanità?».
Tutti chiedono di ripartire dagli aspetti più fattibili: le zone franche urbane, l'attuazione del decreto del 1998 sui porti franchi. «Temi su cui anche noi abbiamo mostrato ritardi», ammette Tore Cherchi, che poi spiega la recente esperienza sulcitana: «Lì realmente stiamo attuando una zona franca alla produzione, totale per cinque anni e parziale per 14, che riguarda le piccole imprese». Renato Soru ribadisce la sua preferenza per «una zona franca del lavoro, come abbiamo iniziato a fare riducendo l'Irap. Lo sviluppo passa da quello, non dal fatto che un turista paghi il cornetto Algida 80 centesimi anziché un euro».
Sul taglio Irap, però, il segretario della Cgil Michele Carrus ricorda il suo disappunto: «Non è condizionato all'occupazione». Quanto agli sconti fiscali, «se dai tutto a tutti, perpetui le disuguaglianze: non credo che la Costa Smeralda si possa incentivare allo stesso modo del Montiferru».
ALLEATI All'assemblea, voluta dal segretario del Pd Silvio Lai, partecipano anche i leader degli altri partiti: come Tore Melis e Paolo Mureddu dei Rossomori, o Federico Palomba dell'Idv che poi, in una nota, ricorderà che si attende ancora l'attuazione del decreto del 1998, da lui firmato quando presiedeva la Regione. Piergiorgio Corona (Centro democratico), sindaco di Baressa, interviene per ricordare che «non tutti i Comuni hanno approvato la delibera sulla zona franca: noi ci siamo informati e non eravamo convinti».
RIFORMATORI Da Roma dice invece sì alla zona franca integrale («una rivoluzione liberale epocale») il deputato di Scelta civica Pierpaolo Vargiu, che però sferza Cappellacci: l'obiettivo non si ottiene «con le letterine all'Ue né con le delibere di Giunta, richiede grande sinergia con l'Italia e l'Europa».
Giuseppe Meloni