Viale Marconi
Sacchi di cemento, mattoni, operai: si lavorava anche ieri, nel capannone dell’ex Unilever in viale Marconi, affianco alla struttura principale. Nessun cartello classico con la spiegazione dei lavori in corso e le relative autorizzazioni del caso. Il comune ha già detto che ci vuole vedere chiaro: «La vigilanza edilizia farà un sopralluogo, non c’è nessuna domanda per provvedimenti abilitativi», dice mercoledì in aula l’assessore all’Urbani - stica, Paolo Frau, in risposta a un’in - terrogazione di Enrico Lobina (Fds). Dal 2007 l’area è nelle mani della Ferdifin, società del gruppo Stim con a capo Giuseppe Esposito. Che liquida i 200 lavoratori degli alimentari Algida, oggi al termine del periodo di mobilità. «Sto mettendo a posto il capannone, era a rischio crolli, diventerà un deposito. Sto dando lavoro a tanti muratori, sto investendo molti soldi», spiega Esposito, dopo aver saputo dei futuri controlli da parte dell’ammini - strazione pubblica, «l’avevo comprato sei anni fa pagando due milioni e cinquantamila euro, poi mi ero messo a disposizione della Regione, l’avrei rivenduto allo stesso prezzo, ma mi è stato risposto di no». Fin qui la storia, lunga e complessa, dell’area ex Unilever. Ma oggi ci sono dei lavori che, a detta del Comune, risultano privi delle richieste del caso. «Posso dire che ho preso il miglior ingegnere cagliaritano, il signor Pellegrini, l’ho pagato 35mila euro perché consegnasse tutte le carte al comune. Ho anche incaricato vari ingegneri, spendendo soldi miei. Inoltre, la ditta che sta facendo i lavori al capannone è di mia figlia, dunque è tutto assolutamente regolare ». Intanto, gli ex lavoratori Unilever preferiscono il silenzio: parleranno solo dopo che i tecnici dell’edilizia avranno fatto il sopralluogo e capito lo stato dell’arte. P. R.