Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zona franca, è l'ultima chiamata

Fonte: L'Unione Sarda
17 giugno 2013

La mobilitazione si trasferisce a Roma: «Adesso o mai più»
Per sperare di dire addio all'Iva e alla benzina purificata dalle accise in Sardegna bisognerà aspettare. Almeno fino a ottobre, data di entrata in vigore del nuovo codice doganale europeo che rinnova le regole per le zone franche in Europa: potrebbe essere l'ultima chiamata per inserire l'Isola nella pattuglia delle zone che beneficiano di sgravi fiscali come compensazione per la loro situazione di svantaggio. Una battaglia storica dei sardi e della Regione, beneficiata da una legge costituzionale che le riconosce il regime agevolato, mai uscita dal limbo delle chiacchiere: buoni propositi, impegni solenni, decreti rimasti lettera morta, etc... Questa volta però - stando all'aria che tira - potrebbe essere la volta buona: «Ora o mai più», dicono i fan della “free zone” formato Quattro Mori .
LA DATA Lunedì 24 giugno la mobilitazione si trasferisce a Roma. La scelta del giorno non è casuale: in un primo momento era la data prevista per il debutto del codice doganale e proprio in vista di questa scadenza il pressing si è fatto asfissiante. La proroga non ha mandato in vacanza la battaglia. Il governatore Cappellacci ha chiesto alle forze politiche, ai rappresentanti delle Province, ai sindaci (che in 300 hanno già aderito alla mozione per la zona franca) alle forze sociali e sindacali e culturali, di farsi sentire davanti a Palazzo Chigi: una manifestazione-simbolo della Sardegna che chiede la zona franca in contemporanea con un incontro con il premier Enrico Letta.
IL COMITATO Al sit-in hanno aderito i promotori del comitato per la zona franca, il movimento autogestito esploso in forma spontanea negli ultimi mesi. «Saremo in piazza», annuncia il portavoce Maria Rosaria Randaccio, che proprio l'altra sera ha partecipato con il governatore a un'affollata assemblea a Sorso. «Siamo arrivati a una fase cruciale della nostra lotta per ottenere un diritto che ci arriva dai padri costituenti del 1948». Un diritto riveduto e corretto alla luce delle normative europee che punta a ottenere per la Sardegna un regime fiscale agevolato a tutto campo: benefici integrali sull'esempio della Valle d'Aosta, Gorizia e Livigno in Italia e di altre isole gemelle europee come le Canarie e le Azzorre.
SCETTICISMO Utopia? C'è chi storce il naso. I sindacati per esempio: Cgil, Cisl e Uil temono una deriva elettoralistica, destinata a sollevare polveroni in vista delle prossime regionali con risultati controproducenti. E per questo motivo hanno annunciato che non saranno della partita. Quanto alle “magnifiche sorti”, dal Parlamento europeo Francesca Barracciu ha invitato a tenere i piedi per terra: «Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari, ma vedere se conviene o no. Sulla base del nuovo regime di entrate fiscali riconosciute alla Sardegna, lo Stato ci restituisce i nove decimi dell'Iva e il 75 per cento delle accise. Circa due miliardi e mezzo di euro con cui la Regione paga il sistema sanitario, il trasporto pubblico locale e gli investimenti». Conclusione: «In regime di zona franca integrale non ci sarebbero più né l'Iva né le accise, soldi con cui si pagano gli ospedali e i mezzi di trasporto pubblico». Meglio quindi parlare di fiscalità di vantaggio. «Ma - conclude la Barracciu - su queste proposte bisogna aprire un tavolo serio e non fare populismo». Anche Gianfranco Ganau, sindaco di Sassari e presidente del consiglio delle Autonomie locali, ha qualcosa da ridire: «Invece di chiamare a raccolta i Comuni a Roma, il presidente farebbe bene a confrontarsi su questo tema con gli enti locali».
DIALOGO Replica a tutti il governatore: «Quella per la zona franca è una battaglia storica, sostenuta dai padri dell'Autonomia e da illustri studiosi, ma soprattutto è un obiettivo non ascrivibile a questa o quella fazione politica. È una battaglia di tutti i sardi. Nell'esprimere la massima disponibilità al dialogo e agli approfondimenti, faccio un appello alla massima unità su un obiettivo strategico e cruciale che non può essere derubricato a materia da campagna elettorale». Tra sette giorni a Roma, ora o mai più?
Antonio Martis