Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I ricci sotto chiave

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2013

SU SICCU. Decisione del Riesame

 


Il corpo del reato non esiste più, i ricci sequestrati sono stati distrutti prima di essere esaminati. Per questo motivo il Tribunale ha annullato il maxi-sequestro di ricci del 12 gennaio scorso. Una svolta che potrebbe segnare anche il futuro processo penale.
Nell'ambito di un'operazione congiunta di Guardia costiera, Carabinieri e Guardia di finanza contro la commercializzazione e la somministrazione di prodotti ittici, a Su Siccu furono sequestrati 2.200 ricci e 12 chili di polpa di riccio, ma anche ostriche, insalata di mare e altri prodotti ittici. A distanza di quasi cinque mesi dal fatto, il collegio presieduto da Claudio Gatti ha dichiarato nullo il sequestro accogliendo l'istanza dei legali Renato Chiesa e Pierandrea Setzu, che assistono i ricciai per conto dell'associazione “Casa dei Diritti”.
Dai controlli effettuati dalle forze dell'ordine emersero irregolarità dei concessionari sia amministrative che penali. Risultarono violate anche le norme per il consumo in loco. «Per i ricciai», spiega l'avvocato Setzu, «scattò una denuncia penale per reati alimentari». L'inchiesta è tuttora in corso. «Insieme al collega Chiesa abbiamo impugnato l'ordinanza di convalida del sequestro. Alla fine il giudice ci ha dato ragione». Tecnica ma sufficientemente comprensibile la motivazione. «Trattandosi di sequestro probatorio», afferma Setzu, «i ricci rappresentavano il corpo del reato, per cui dovevano essere conservati per eventuali analisi». Non è andata così. «Dopo quattro ore il prodotto è stato distrutto dalle forze dell'ordine, con il risultato che il corpo del reato è sparito ed è stato di fatto sottratto alla difesa. Ecco spiegata la decisione». Che effetti avrà sul processo? «Ci saranno sicuramente ripercussioni perché sono venute a mancare le prove». I ricciai chiederanno a questo punto il risarcimento dei danni? «Non credo sia possibile, vedremo».
Carlo Asili, presidente dell'associazione Casa dei Diritti - la stessa che sollevò il caso del malato di cancro pirrese lasciato senz'acqua da Abbanoa per morosità - attacca il Comune «per aver seguito, nella vicenda, una condotta interessata con ogni evidenza al solo aspetto della legalità, piuttosto che al ben più importante problema della difesa del lavoro in città. Avrebbe dovuto difendere i ricciai».
Paolo Loche