Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E Floris minaccia: «Uniti o mi dimetto»

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2008

Comune. Duro faccia a faccia con la maggioranza di centrodestra dopo le accuse dei giorni scorsi 

«La Regione ci blocca tutto, ho bisogno di sostegno non di attacchi»

Il sindaco ieri ha abbandonato il vertice di maggioranza chiedendo sostegno: «Altrimenti mi dimetto».
«Ma come, ho difficoltà enormi a governare la città per colpa di chi ci blocca tutti i progetti, cioè la Regione, e voi anziché sostenermi mi accusate di immobilismo. E per di più, lo fate pubblicamente, sulla stampa proprio dopo che ci eravamo incontrati per parlarci e chiarirci. Come se fossi io - e non la Regione e il centrosinistra - il colpevole del blocco dei lavori di Tuvixeddu, del Campus, dei progetti su Sant'Elia, della mancata realizzazione della pedonalizzazione del lungomare Poetto e di altre decine di progetti congelati. Decidete: o state con me o domani mi dimetto in aula». È la sintesi del discorso che Emilio Floris ha fatto ieri alla sua maggioranza nel giorno più difficile da quando governa la città, cioè sette anni.
VIA IN ANTICIPO DAL VERTICE Il sindaco è andato via in anticipo dal vertice di coalizione, convocato nel pomeriggio nel suo ufficio, minacciando di mandare tutti a casa e chiedendo alla maggioranza, apparsa nelle ultime settimane sflilacciata e nervosa, una riflessione e un segnale forte. Arrivato nel pomeriggio di ieri, con un comunicato firmato da tutti i capigruppo e diffuso - dettaglio politicamente rilevante - dal presidente del Consiglio Sandro Corsini, che nella circostanza è sceso simbolicamente dallo scranno più alto dell'Aula per dare il senso della compattezza del centrodestra.
IL PASSO INDIETRO «A seguito di un incontro collegiale», è scritto in una nota firmata da Ugo Storelli (Fi), Efisio Pireddu (Udc), Giorgio Angius (Udc), Giorgio Adamo (Libero), Alessandro Serra (An), Aurelio Lai (Cagliari con Floris), «i consiglieri di maggioranza ribadiscono la massima ed incondizionata fiducia nella persona del sindaco Floris e, coscienti della pluralità e della difficoltà dei temi che interessano l'intera cittadinanza, con sintonia e coesione ripropongono, con rinnovato vigore, la volontà di realizzare il programma del sindaco, che ha avuto ampio consenso popolare, a partire dai problemi più urgenti che affliggono la nostra città».
Dimissioni archiviate? Probabilmente sì. Oggi l'assemblea civica discuterà e approverà l'assestamento di bilancio e al termine del voto Floris parlerà ai 40 consiglieri e trarrà le conclusioni della riunione di ieri. «Rifletterò stanotte», ha detto ieri pomeriggio mentre assisteva a un convegno alla Passeggiata coperta. Ma chi lo conosce dice che il segnale è stato recepito e che resterà. «Il sindaco ha parlato col cuore».
L'ORIGINE DEI PROBLEMI A far esplodere Floris, già indebolito da oggettive difficoltà di governo, sono state due uscite pubbliche di una parte trasversale della sua maggioranza (da Forza Italia all'Udc passando per An e le liste civiche nate attorno al sindaco) che accusava, sostanzialmente, lui e la Giunta (ma soprattutto lui) di indecisionismo e di immobilismo sulle questioni-chiave: dallo stadio sant'Elia (Cellino dialoga col sindaco di Quartu), al Campus universitario, dal Lungomare a Tuvixeddu. Argomenti sui quali nelle ultime settimane centrodestra e centrosinistra sono sembrati paradossalmente in sintonia, con l'opposizione pronta a enfatizzare i malumori dei supporter del sindaco.
Durissimo, in particolare, il comunicato del 22 novembre firmato dal forzista Stefano Schirru, dal riformatore Lino Bistrussu, dal leader Udc Efisio Pireddu, da Ettore Businco (Udc) e Aurelio Lai (Cagliari con Emilio Floris) il cui cappello era un pesante atto d'accusa: «Cagliari sta vivendo da oltre un anno un vero e proprio deficit di amministrazione e c'è una lunga serie di inadempienze dell'esecutivo rispetto agli indirizzi formulati dal Consiglio comunale».
IL PD: FLORIS SI DIMETTA A seguire, le accuse del centrosinistra: «Finalmente anche la maggioranza si è accorta che così non si può andare avanti», ha tuonato il Pd che (anche ieri) ha chiesto al sindaco di trarre «le conseguenze del fallimento della Giunta certificato dalla sua stessa maggioranza, evitando a Cagliari un'ulteriore agonia».
IL DIETROFRONT DEI RIBELLI Due giorni dopo c'è stata la parziale rettifica dei ribelli della maggioranza («Prendiamo atto della volontà espressa dal sindaco a nome di tutta la Giunta di voler portare a termine gli impegni presi e degli ostacoli che le burocrazie comunali e regionali stanno interponendo alla loro realizzazione») ma evidentemente non è stata sufficiente. Anche perché lunedì scorso Floris aveva riunito i suoi per un chiarimento: «Parliamo, ditemi che cosa non va bene e cerchiamo insieme le soluzioni». Ma dopo era arrivato il fuoco amico sui giornali. Una scorrettezza che un Floris preoccupato anche da questioni giudiziarie (il contenzioso con la Isgas che rischia di costare alle casse del Comune 40 milioni e che lo ha indotto a portare gli atti alla Procura, alcuni dirigenti indagati per reati che, a suo avviso, sono attribuibili solo alla scarsa chiarezza delle norme regionali) non ha digerito.
«LE COLPE DELLA REGIONE» Anche perché, chiariva ieri, «le colpe che attribuiscono a me sono della Regione». Nessuna autocritica «se non nel ritardo nell'approvazione del piano strategico». E lo stadio? Il Poetto? Tuvixeddu? La politica della casa? - argomenti sui quali l'opposizione picchia duro? «La città che vorrei ha un parco di 23 ettari a Tuvixeddu, un lungomare pedonalizzato, una Sant'Elia viva con spazi grandi eventi e musei, un centro storico senza le auto, che andranno nei parcheggi sotterranei. Noi queste cose le abbiamo progettate e abbiamo i finanziamenti e la colpa se non sono state realizzate non è mia ma frutto dei blocchi, delle norme non chiare, delle imposizioni di una Regione che non dialoga e non collabora con i Comuni ma vuole imporre i suoi diktat».
LE CAUSE DELLE DIFFICOLTÀ E il blocco dell'accordo su Sant'Elia, firmato da Floris e bloccato dalla maggioranza? «Non eravamo contrari a priori al Betile. Ma sa perché abbiamo cambiato idea? Perché abbiamo visto che i costi dei progetti di Zaha Hadid finiscono per lievitare e perché, nel frattempo, sono stati dismessi molti beni della città, luoghi da valorizzare e nei quali si può fare un bellissimo museo destinando 100 milioni ad altre iniziative». Ma sul no al Betile, in fondo, la maggioranza è sempre stata coesa. I problemi sono altri: i progetti bloccati, l'incertezza sul futuro del sindaco (si candiderà?), un pizzico di indecisionismo, una maggioranza consiliare che non ha una guida in grado di governare gli individualismi, le elezioni imminenti ed i consiglieri che hanno fretta di trasformare atti consiliari in progetti. Moneta sonante da spendere in campagna elettorale.
FABIO MANCA

26/11/2008