Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tra quei banchi da 150 anni

Fonte: L'Unione Sarda
3 giugno 2013


Emozione e ricordi nel giorno della festa del Martini

 


Nel Largo, allora piazza San Carlo, è appena comparsa la statua di Carlo Felice. La basilica di Bonaria è un cantiere, Cagliari è ancora una piazzaforte militare dopo gli anni da capitale del Regno di Sardegna. Del lastricato di granito in via Roma non c'è traccia, alla Marina l'odore delle concerie è insopportabile. È il 1862, un anno dopo l'Unità d'Italia, in piazza Dettori compare l'Istituto regio tecnico commerciale governativo, l'attuale Martini. È il re Vittorio Emanuele a sancirne la nascita con un decreto, l'inizio delle lezioni arriva il 5 gennaio del '63. Dopo pochi anni la sede storica dell'istituto si trasferisce nell'ex Ospedale civile di Sant'Antonio, tra via Manno e le scalette di San Sepolcro (l'attuale Ostello della gioventù). Fino agli anni Trenta, quando l'amministrazione provinciale individua l'edificio attuale, in via sant'Eusebio.
TRAGUARDO PRESTIGIOSO Sono passati centocinquant'anni dal primo vagito dell'istituto tecnico più vecchio della Sardegna. Generazioni di alunni e docenti si sono ritrovati all'Auditorium del Conservatorio per celebrare le mille stagioni trascorse tra quei banchi di legno. Al Martini è passato anche Giovanni Melis, oggi rettore dell'Università. «Non ero il primo della classe, a quei tempi la scuola era molto impegnativa». Si commuove. «Ricordo tutti i docenti che mi fecero capire l'importanza dello studio e dell'impegno». Erano gli anni in cui i ragazzi si presentavano in aula in giacca e cravatta e le studentesse indossavano grembiule nero e scarpe basse. Era anche il tempo delle file per tre nei corridoi, quando si entrava in aula in un silenzio quasi ossequioso. Nascevano le prime classi miste, ma c'era il suono delle due campanelle all'ora di ricreazione. Una per i maschi, l'altra per le femmine.
I VECCHI STUDENTI Anche Alessandro Castello ha studiato in via Sant'Eusebio. Diploma nell'82, laurea in Giurisprudenza nell'89, nel 2003 ha scelto di entrare in magistratura. Oggi è giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Cagliari. «Il Martini mi ha aiutato molto. Quando mi capitò tra le mani il primo codice civile ho avuto la folgorazione». Sceglie l'ironia Rosanna Romano: «Io sono rimasta folgorata al contrario», scherza. Prima il Martini, poi il giornalismo. «Ho capito che conti e numeri non facevano per me». Oggi è il direttore dell'ufficio stampa del Consiglio. Ha scelto la strada della musica Sandro Medda. Classe '56, dal '70 al '75 è stato allievo del Martini: «È una tradizione di famiglia, anche mio padre si è diplomato qui, nel '39. Tornando indietro rifarei la stessa scelta». Poi prende in mano il violino e incanta la platea con le note di Strauss. «Il Martini mi ha formato in tutti i sensi, diplomarsi in questa scuola per noi del Sessanta era un ottima referenza», racconta Marco Sini, ex sindaco di Monserrato, oggi sessantaquattrenne coi capelli brizzolati. «Ricordo professor Vanini, di Ragioneria. Portava in classe il Sole 24 Ore, lo appoggiava sulla cattedra e ci diceva: questo è il bilancio della Fiat, adesso lo esaminiamo».
RICORDI TRA I BANCHI Non mancano gli aneddoti divertenti: «Gli alunni e le alunne che saranno sorpresi a fumare nei gabinetti, o, peggio, a masticare in aula  gomma americana saranno passibili di severissime sanzioni disciplinari», avvertiva una circolare del 1974. C'era la firma di Remo Fadda, allora preside dell'istituto da circa vent'anni. Una figura autoritaria, un docente preparato, che ha scritto una bella e lunga pagina della storia del Martini. «Eravamo in autogestione da due giorni», Gaetano Marino, ex alunno, oggi autore, regista e attore teatrale, torna indietro nel tempo. «Fadda entrò in aula e ci chiese perché stessimo scioperando. Nessuno rispose, l'indomani tutti ripresero le lezioni».
Sara Marci