Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Minaccia di darsi fuoco «Non ho il latte per mio figlio»

Fonte: Sardegna Quotidiano
30 maggio 2013

Comune

 

VIA ROMA Crecava il sindaco, ma non c’era. È salito sul tetto del municipio con un accendino e una bottiglietta piena di benzina. «Non voglio andare a rubare, ho troppi debiti e non ce la faccio»

Sette lettere intrise di disperazione spedite al sindaco Massimo Zedda, col risultato di altrettanti silenzi. E l’intenzione, premeditata, di farla finita dandosi fuoco. Una mattina di tensione, ieri al Comune: vigili dei fuoco, polizia e funzionari pubblici sono riusciti, non senza fatica, a evitare il peggio. Tutto comincia alle 8,50. Pasquale Spiga, 57 anni, entra a palazzo Bacaredda, prende l’ascen - sore e raggiunge il terzo piano. Obbiettivo: incontrare Zedda, ma il primo cittadino non c’è. Una funzionaria invita Spiga a riprovare un altro giorno, magari prendendo appuntamento. È un attimo: Spiga sale una scala a chiocciola, apre una botola che porta sul tetto del Comune. In una mano un accendino, nell’altra una bottiglietta di plastica, colma di benzina. Inizia una mezzora buona di terrore e tensione: da via Roma partono subito le telefonate alle forze dell’ordine, e solo dopo quarantacinque minuti l’uomo, visibilmente scosso, decide di tornare sui suoi passi e, con l’aiuto del personale comunale, che lo calma, viene accompagnato fino all’ambulanza arrivata davanti al cancello di palazzo Bacaredda. Gli uomini del 118 hanno somministrato un tranquillante a Pasquale Spiga, e la situazione è tornata alla normalità. Non per l’uomo, però: che vive con la moglie a San Michele, ha dieci figli quasi tutti da sfamare e vive di lavoretti. Fino a marzo 2011, però, riusciva a portare a casa 800 euro: era inserito nei cantieri comunali, Spiga, e si occupava della pulizia e controllo dei tre ascensori comunali tra viale Regina Elena e le scalette di Santa Chiara. Il contratto non rinnovato, le tasche vuote e tanti di debiti. In altre parole, disperazione e senso di vuoto. «Mi sento preso in giro dalla politica, il sindaco Zedda tre giorni fa mi aveva promesso che mi avrebbe telefonato. Uno dei miei figli ha dodici anni, mi chiede il latte ma non posso comprarlo tutti i giorni. Stamattina ho chiesto a mia moglie una bottiglietta di acqua, l’ho svuotata e l’ho riempita con la benzina - racconta l’uomo, ancora in preda alla confusione - volevo farla finita, sono anche cardiopatico. Tra casa, acqua e luce ho debiti per oltre ventimila euro. Cerco di portare un po’ di soldi alla famiglia rivendendo ferro o pescando arselle. Non voglio andare a rubare, so che non posso fare qualunque lavoro perché ho solo la terza media - dice Spiga, mentre uno dei suoi figli, accorsi in via Roma, cerca di rincuorarlo - mi accontento di qualunque cosa. È umiliante, alla mia età, trovarmi in questa condizione. Andrò anche alle politiche sociali, spero possano aiutarmi». P. R

TASSE VENDI IL FERRO? PAGA TREMILA EURO

Cercare ferro in giro e rivenderlo legalmente costa: tremila euro tondi, spesa necessaria per iscriversi alla Camera di commercio. «È quanto ho dovuto pagare come tassa per iscrivermi, aprirmi una partita Iva e essere messo in regola», spiega Pasquale Spiga, il 57enne che voleva darsi fuoco, ieri, sul tetto del Comune. «Per portare almeno trecento euro a casa vado anche negli stagni della città, per cercare di fare un po’ di arselle, ma è chiaro che non basta ». Intanto, la vicenda di Spiga ha fatto muovere la comunità musulmana: «Dopo essere venuti a conoscenza della sua situazione, vogliamo far qualcosa per aiutarlo», dice Sulaiman Hijazi, portavoce della comunità cittadina musulmana, «oltre a dedicare, a lui e a tutti i cagliaritani in difficoltà la preghiera di venerdì prossimo, faremo una raccolta fondi dedicata al signor Spiga».