Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

In causa da 40 anni ha vinto, ma è morto da 10 giorni

Fonte: Sardegna Quotidiano
30 maggio 2013

Monte Mixi

 

 Ha vinto la causa dopo quarant’anni di peripezie, ma non si può godere neanche un centesimo: è morto. Francesco Atzori dal 1973 aveva il sogno di un palaghiaccio nel bunker di Monte Mixi, per il quale tornò in città, spendendo tutti i risparmi di una vita da emigrato. Martedì i suoi avvocati hanno vinto la causa al Tar contro il Comune, che per otto lunghi lustri, «per pura inerzia», ha distrutto il suo progetto: palazzo Bacaredda dovrà pagare 260mila euro ad Atzori, scrivono i giudici. Ma al momento della sentenza definitiva di via Sassari, l’aspirante imprenditore è già dentro una tomba (all’estero, nessuno sa dove) da dieci giorni. Un tumore se l’è portato via in appena due mesi, all’età di 77 anni, più della metà dei quali passati a combattere contro la burocrazia. Ritardi e passi indietro da parte della pubblica amministrazione che firma contratti e poi non li rispetta, o che propone di modificare il progetto, lo approva ma poi si rimangia tutto, completa l’opera anche un rimpallo di responsabilità tra vari enti chiamati a giudicare la vicenda. Una beffa colossale all’interno di un’intricata e lunga storia. «Adesso i diritti legati al risarcimento spettano agli eredi, che dovranno decidere se accettano la sentenza. Atzori non è riuscito a vedere, completa, la sua vittoria per un dramma che lo ha accompagnato per decenni », spiega l’avvocato Silvana Congiu, che ha difeso l’imprenditore scomparso, “«ra una persona umile, che è emigrata ed era tornata investendo tutti i suoi soldi per cercare di costruire il palaghiaccio». E l’avvocato Congiu riconosce, con un filo di tagliente ironia, il fattore-beffa: «Chi ritorna nel suo paese natale per investire soldi dovrebbe essere benedetto, invece questo è il preemio che l’appa - rato burocratico, a volte, elargisce». La storia personale di Francesco Atzori appare come quella di tanti sardi partiti in cerca di fortuna durante gli anni della recessione italiana. Nasce a Monserrato nel 1936, ancora giovane attraversa il mare in cerca di fortuna, per molti anni vive in Australia. L’idea del palaghiaccio la partorisce mentre è nella terra dei canguri. Una pista da pattinaggio su ghiaccio in città: sicuramente originale per quell’epoca, i primi anni settanta. Così decide di “rincasare ” nella terra natìa nel 1973. Il Comune gli dà subito il via libera per il bunker accanto allo stadio Amsicora, ma poi fa un passo indietro. Atzori scrive lettere: al presidente della Repubblica –il Quirinale risponde che è competenza dei giudici – e al Comune, che neanche gli risponde ma poi, nel 1996, gli propone di rivedere il progetto, che gli boccia due anni dopo. Nel 2000 nuova firma, sei mesi dopo via Roma invita a cambiare bunker, c’è quello di via Rolando. La Soprintendenza dice no, nel 2004 la palla passa alla magistratura, che cambia idea nel 2009, e allora Atzori va al Tar. Che riconosce l’ “inerzia pura” del Comune, fa vincere Atzori, che però non può portarsi i soldi nella bara. Paolo Rapeanu