Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Viaggio nel gigante abbandonato da 25 anni

Fonte: L'Unione Sarda
25 novembre 2008

La struttura Nei corridoi vetri rotti e calcinacci



La camera mortuaria del sottopiano è diventata un rifugio notturno per ragazzi annoiati: bottiglie di birra e brick di tavernello accumulati in tutti gli angoli, sacchetti di patatine lasciati a metà, in mezzo ai calcinacci e alla polvere di vent'anni d'abbandono. Fuori, protette da recinzioni aperte in più punti e cespugli cresciuti in quasi 25 anni di abbandono, sacchetti di immondizia: era questo l'ospedale Marino fino a pochi giorni fa. A ottobre il servizio igiene del suolo del Comune ha chiesto alla Regione la «messa in sicurezza» della struttura. Qualche giorno dopo il Servizio tecnico dell'assessorato regionale degli Enti locali, finanze, urbanistica ha avviato i lavori di ripristino della recinzione staccata e danneggiata e di chiusura delle fessure nei mattoni utilizzati per chiudere le finestre e le porte dell'edificio. Prima, per entrare nei corridoi dell'ex ospedale Marino, bastava scavalcare il davanzale di una delle tante finestre murate e riaperte nel tempo con martellate e calci. L'ingresso più comodo era quello del primo piano, sui balconi mangiati dalla salsedine e dal vento e resi accessibili dalla duna di sabbia - fine e chiara, a dispetto del ripascimento - che si è formata sul lato della spiaggia e che porta direttamente alle ex stanze di degenza con vista sul mare. Dove un cartello («È fatto divieto di sostare e transitare alle persone non addette») ricorda che fin lì sarebbe meglio non arrivare. Ma negli anni il tour dell'ospedale abbandonato è stato tra i più gettonati dai bambini in cerca di un'emozione più forte della giornata al mare in compagnia di mamma e papà, o dai gruppi di adolescenti che utilizzano le vecchie camere del tubercolosario per fumare uno spinello senza troppi problemi. Il corridoio segue la forma a boomerang dell'edificio, nato nel 1937 come colonia per i ragazzi ai tempi del fascismo: sui muri ora ci sono scritte e dediche che si sono sovrapposte da quando, nel 1988, dall'edificio sono spariti definitivamente bisturi e lettini. Le vecchie sale operatorie sono state devastate dai vandali: i manicotti dell'ossigeno sradicati dai muri, le porte dei bagni divelte, le serrande di legno sfondate. In una stanza ci sono anche i segni di un principio di incendio: la plastica che ricopre il muro si è sciolta e il soffitto è annerito. Rimarrà così ancora per molto. ( m.r. )

25/11/2008