Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Coppie di fatto, solo 9 iscritti all'albo

Fonte: L'Unione Sarda
22 maggio 2013


COMUNE. Nonostante stiano aumentando le convivenze, adesioni limitate al registro istituito 9 mesi fa

Manca il lavoro: in calo anche i matrimoni civili e quelli religiosi
Nove coppie in nove mesi. Il registro delle unioni di fatto procede alla media di una nuova iscrizione ogni trenta giorni nonostante le aspettative - forse - fossero altre. Paola Piras, vicesindaco con la delega ai Servizi demografici, spiega che il suo approccio all'argomento «è molto laico» e ricorda: «Il registro era nel programma elettorale del sindaco e oltretutto c'era un impegno assunto nel 2011 legato a una mozione del consigliere Mondo Perra. Non dimentichiamo le indicazioni dell'Anci, che ha più volte fatto chiesto ai Municipi di adeguarsi e creare i registri».
CONVIVENZE RADDOPPIATE Eppure, nonostante «i dati Istat ci dicano che i conviventi more uxorio sono raddoppiati negli ultimi dieci anni», l'appeal del registro delle unioni di fatto è evidentemente basso. Chi convive, non sempre ha interesse a dichiarare di fronte alle istituzioni il proprio status. Al registro si può iscrivere qualsiasi coppia stabile che viva sotto lo stesso tetto da almeno un anno, senza distinzioni di sesso. Anche se il registro, per una questione di tempistica - venne approvato a pochi giorni dal primo Gay pride in città - viene spesso associato al riconoscimento delle coppie omosessuali. Un fattore che potrebbe aver fermato le registrazioni. «Non credo che questo fattore abbia influito», spiega il vicesindaco. «Poi il regolamento comunale prevede che le coppie debbano convivere per un anno prima della registrazione. Quindi tra qualche mese penso che si aggiungerà qualche altra coppia».
FARRIS: REGISTRO INUTILE Il capogruppo del Pdl in Consiglio Giuseppe Farris, che ha depositato un'interrogazione proprio su questo argomento, dice che «evidentemente la montagna ha partorito il topolino. Il registro è frutto di un dibattito post ideologico che non è servito a nulla. Se a distanza di un anno ci sono così poche iscrizioni significa che l'esigenza di riconoscere le coppie di fatto non era diffusa. Non dimentichiamo poi che la materia è riservata al legislatore. Qui si confonde, come altre volte, il simbolo con l'atto amministrativo».
MATRIMONI CIVILI IN CALO Va anche detto che nell'ultimo anno i matrimoni civili sono diminuiti: negli ultimi nove mesi, gli stessi in cui 9 coppie si sono iscritte nel registro delle coppie di fatto, in Comune si sono celebrate 190 unioni. Circa 21 al mese, contro le quasi 26 del 2012, quando in Municipio si sono sposate 309 coppie, a fronte di 321 matrimoni religiosi. Numeri più o meno simili rispetto a quelli del 2011: 303 matrimoni civili, 361 religiosi. In Italia nel 2011 sono stati celebrati 204.830 matrimoni, 12.870 in meno rispetto al 2010 e la tendenza alla diminuzione si è accentuata negli ultimi quattro anni (-4,5%). Il calo più marcato si è osservato proprio in Sardegna. Un effetto collaterale della crisi e della mancanza di lavoro.
Michele Ruffi

 


Carlo Cotza (Arc)
«Pochi vantaggi
E molti tutelano
la loro privacy»

Certo, nove coppie in nove mesi non sono un grande risultato, «ma non parlerei assolutamente di flop. Il registro delle unioni di fatto nasce con una funzione simbolica. Serve per premere sul Governo nazionale per avere una legislazione statale unitaria. È ancora poco utilizzato, la sua importanza non è da mettere in dubbio», dice Carlo Cotza, portavoce dell'Arc, associazione nata poco più di dieci anni fa per «difendere e promuovere i diritti della comunità gay, lesbica, bisessuale, transgender».
Il numero, ancora basso, di coppie che hanno scelto di iscriversi nel registro varato a giugno 2012 dal Consiglio (ma aperto formalmente ad agosto) è da spiegare con la scarsa voglia delle coppie di certificare di fronte alle istituzioni (e dunque rendere pubblica) la propria unione: «Conosco qualche coppia che si è iscritta, ma molti preferiscono non farlo, non apparire, perché tengono alla privacy. Finché non ci sarà una normativa nazionale, l'atteggiamento sarà questo. Tra l'altro, il riconoscimento avviene dopo un anno di convivenza: io stesso non ho potuto ancora iscrivermi perché il mio compagno è residente in città solo da qualche mese».
Per ora l'inserimento nel registro non è legato a grandi vantaggi: «Le prestazioni sociali sono ancora poche. Al massimo si può essere inseriti nelle graduatorie delle case popolari. Quali altri diritti vorrei legare al registro? Sarebbe giusto accedere agli sgravi fiscali per le famiglie, ottenere un mutuo come tutte le altre coppie. Poi c'è l'assistenza ospedaliera, l'eredità, la pensione di reversibilità». Quasi tutti traguardi raggiungibili, «ma in forma atipica. Nel diritto civile non c'è ancora nessun riconoscimento delle coppie di fatto. Noi puntiamo a quello». L'Italia è pronta? «Credo di sì. Anche se il dibattito ci sarà sempre e sarà sempre acceso». Il 14 giugno, tra i vari appuntamenti della “Queeresima”, la manifestazione di 40 giorni organizzata dall'Arc, si parlerà proprio dei registri delle unioni civili. (m.r.)

 


Polemica
Ora sposarsi
in Municipio
costa sino
a 250 euro
Anche i matrimoni costano: «Fino alla scorsa consiliatura erano gratis, ora si paga da un minimo di 180 euro a un massimo di 250 euro», dice il consigliere comunale Maurizio Porcelli (Pdl) che ieri ha presentato in aula un'interrogazione sui fondi disponibili per il «personale addetto al Servizio matrimoni civili». Porcelli ha chiesto che i soldi incassati vadano in un fondo per incentivare i dipendenti comunali che si occupano delle celebrazioni in Municipio. Anche perché il nuovo regolamento dei matrimoni ha previsto un'estensione di orario e spesso consiglieri e assessori devono sostituire i funzionari. L'assessore Paola Piras ha risposto: «La dilatazione degli orari è avvenuta nel rispetto del contenimento dei costi. L'amministrazione ha stanziato 3.790 euro per gli straordinari in questo settore». In vista dell'estate, «negli orari di servizio saranno presenti i funzionari, negli momenti fuori, faremo i turni», ha detto l'assessore.
Ieri il Consiglio ha anche approvato una mozione proposta da Marisa Depau (Sel) sulla modifica del percorso della linea 1 del Ctm: «Deve passare all'interno del Brotzu», ha proposto la consigliera.
La discussione sul museo Aquilegia, in cerca di una nuova sede - attualmente è ospitato nell'ex Vetreria - è stata riscaldata da un botta e risposta tra Gianni Chessa (Udc), e il sindaco. Chessa ha fatto notare l'assenza dell'assessore alla Cultura, e allora Zedda ha chiesto al segretario generale un report sulle assenze e le presenze di Giunta e consiglieri. «Così vedremo chi c'era e chi non c'era», ha detto il primo cittadino. L'ordine del giorno sul museo, proposto da Francesca Ghirra (Sel) è stato ritirato. (m.r.)