Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Case diroccate «Blocchiamo viale Monastir»

Fonte: Sardegna Quotidiano
20 maggio 2013

San Michele

 

LA PROTESTA Gli abitanti di via La Somme, Podgora, Bosco Cappuccio contro il Comune: «Promesse non mantenute, servono ristrutturazioni urgenti». Finestre rotte, eternit e tanta rabbia

Il Comune, proprietario delle nostre case, non le ripara? Benissimo, noi scendiamo in strada. Meglio, ne blocchiamo una: viale Monastir. La minaccia, dettata dalla disperazione, arriva dagli abitanti di via La Somme, via Podgora e via Bosco Cappuccio. Nel cuore di San Michele le palazzine sono ricoperte di eternit, cadono a pezzi e sono sfiancate da muffa e infiltrazioni d’acqua. E ascensori e citofoni sono una rarità. Senza contare quelle che erano erbacce e sono diventate giungle con contorno di rifiuti, e marciapiedi invasi da transenne. «Le promesse che ci hanno fatto sono rimaste tali, non ci sono servizi per i bambini, i tetti sono bucati. Negli anni il comune ha fatto solo interventi da schifo», tuona Silvio Pinna, portavoce del comitato spontaneo San Michele, «o fanno degli interventi o bloccheremo il traffico in viale Monastir, a oltranza. Qui i politici vengono solo per avere il voto, ho detto ai tanti residenti del quartiere di non vendere la dignità per un chilo di pasta o una bombola». Roberto Copparoni, responsabile regionale dei Verdi, è netto: «La maggioranza che governa la città è venuta a fare sopralluoghi nel quartiere, ma alle parole non sono seguiti i fatti. Questo è un problema da mettere al centro delle priorità. Le palazzine vanno ristrutturate con interventi di emergenza, questi non sono cittadini di serie b». E i cittadini parlano. Non tutti, ma qualcuno apre la porta malandata di appartamentibuco altrettanto messi male.

I residenti chiedono l’intervento del Comune e minacciano proteste eclatanti in caso di mancanza di risposte Andronico, capelli bianchi in testa e vedova da due anni, vive in via La Somme: «Mai un intervento del comune, le finestre sono senza vetri e sette mesi fa qualcuno è entrato in casa dando fuoco a un divano. Vivo con quattrocento euro scarsi al mese», dice, «tra spifferi d’aria continui e tanta paura». Al civico 2 abita in cinquanta metri quadri, con moglie e tre figli piccoli, Sandro Lai, 38 anni: «Ho pagato di tasca mia per eliminare la muffa alle pareti e cambiare i tubi dell’acqua che erano bucati, se aspetto il Comune sono fresco», afferma con rabbia, «in casa lavoro solo io, riesco a far entrare cinquecento euro al mese». Nell’appartamento affianco, abita Eugenia Lasio: «Vivo qui da più di cinquant’anni, mai un intervento nella mia abitazione da parte del Comune, e pago anche l’affitto. Mi sono rivolta al Comune, chiedendo che mi cambiassero le finestre», dice, «dopo oltre un anno, nessuno si è fatto vivo». Paolo Rapeanu