Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Stadio da demolire e rifare»

Fonte: L'Unione Sarda
20 maggio 2013


Ieri l'ispezione dei consiglieri dell'Udc e dei Riformatori: no al concorso di idee

Sant'Elia in condizioni disastrose: la struttura a pezzi
Il vecchio gigante è molto giù. Abbandonato e pieno di ferite gravi, sta sprofondando. In alcuni punti è sceso anche di venti centimetri, tanto che i cancelli arrugginiti non si aprono più. Un mesetto fa sono precipitati pezzi grandi di cartelloni luminosi, le torri faro ballano pericolosamente al vento, una aveva anche preso fuoco, i calcinacci cadono oltre la rete, i seggiolini sono sradicati, i muri crepati, gli scalini si staccano a lastre, dai parapetti meglio non affacciarsi, erbacce alte alte, spogliatoi distrutti. Ed è soltanto quello che si vede in superficie. Il decadimento dello stadio Sant'Elia è iniziato molto tempo fa, e come sempre accade agli edifici chiusi e disabitati, sta accelerando.
IL TOUR Un sabato mattina al capezzale del mastodonte malato lascia l'amaro in bocca. Quattro consiglieri comunali d'opposizione, Renato Serra e Gianni Chessa dell'Udc, Sandro Vargiu e Alessio Mereu dei Riformatori, hanno chiesto all'amministrazione di poter fare un sopralluogo all'interno del recinto, gli è stato concesso, accompagnati da un guardiano che ha voluto dichiarazioni e firme. Serra, Chessa e altri, avevano presentato una mozione urgente, invitando il sindaco ad annullare il concorso di idee per «la riqualificazione» dell'impianto sportivo. Massimo Zedda, in Aula, ha replicato e parlato di «confusione totale». Così loro hanno voluto vedere da vicino in quale stato si trova il bene. E soprattutto, se ci sono le condizioni - come è stato ventilato di nuovo recentemente - per fare qualche intervento provvisorio e riaprire le porte alla squadra rossoblù e ai suoi tifosi all'inizio del prossimo campionato, cioè a fine agosto. Adesso che si sono schiariti le idee, i consiglieri hanno deciso che presenteranno un ordine del giorno congiunto per chiedere con forza la demolizione del Sant'Elia.
LA PROPOSTA Dicono che non ha senso continuare a buttare soldi per rattoppare qua e là, che ogni anno per le “manutenzioni” si spendono trecentomila euro, che l'impianto non produce un centesimo di reddito, che è ora di finirla di prendere in giro cittadini e supporter, che tra il 2001 e il 2006 era stato investito un milione di euro per la tribuna centrale che attualmente è in una situazione pietosa, che ci sono tonnellate di carte, documenti, relazioni che arrivano tutte alla stessa sintesi. «Bisogna demolire e ricostruire uno stadio moderno, efficiente, all'inglese, con gli spalti a breve distanza dal campo. Dare la possibilità al privato, forse all'unico realmente interessato, cioè il Cagliari calcio, di fare la sua proposta concreta e consentirgli di investire, per far tornare la squadra a casa e creare l'indotto economico che scaturisce dalle partite di serie A, dalle competizioni internazionali, e dagli eventi collaterali, concerti e spettacoli». Spiega meglio Serra: «Dobbiamo procedere con sollecitudine, non oltre il 2013, anche sull'esempio dato da Udine, bandire una gara per buttare giù e rifare, in un'area ridotta rispetto a quella attuale, lo stadio, attraverso il project financing o altri strumenti analoghi».
Cristina Cossu


La storia
Quella arena
nata nel 1970
e ristrutturata
per Italia '90
Per Alfred Hitchcock il Sant'Elia sarebbe lo stadio che visse due volte. Ideato nel '64 e completato nell'estate del 1970, fu inaugurato il 12 settembre del 1970, gara di Coppa Italia vinta 4-1 con la Massese, davanti a circa 30 mila tifosi, primo gol come era giusto, firmato da Gigi Riva. Era il Cagliari “campione d'Italia” che, quattro giorni dopo, esordì in Coppa dei Campioni. Fu ancora una vittoria, 3-0 ai francesi del Saint-Etienne, con 63 mila spettatori e ancora il bomber a battezzare la partita.
Il Sant'Elia ne ha viste tante, dall'Europa agli inferi della C, stagione 1987-88, quando il Sant'Elia chiude per rifarsi il trucco, in vista di Italia '90, col Cagliari che torna nel glorioso Amsicora, da dove si rilancia con Ranieri. I rossoblù ritrovano il Sant'Elia versione Mondiale, con capienza ridotta, il 12 marzo dell'89, derby con la Torres. Da allora il declino, con la Lega che nega l'agibilità alle tribune nell'estate 2002 e la nascita dello stadio matrioska, con tribune in dalmine montate sopra la pista d'atletica. Fino alla fuga, del primo aprile 2012. Forse l'addio definitivo a quello che per Riva è sempre stato lo stadio Olimpico della Sardegna. (al. m.)


La musica
Un campo
che diede voce
a Joe Cocker
e Vasco Rossi
Per oltre 40 anni il Sant'Elia è stato la casa del Cagliari, del calcio e dello sport. Nello stadio che si sogna, c'è l'idea di impianto polifunzionale, capace anche di ospitare concerti. Ma il vecchio stadio, di note, nella sua lunga e quarantennale storia, ne ha sentite. E non solo quelle dei cori dei tifosi dagli spalti. Parliamo del primo Sant'Elia, quello che, tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80, ospitò la grande musica. L'impianto originale, senza i seggiolini aggiunti per il Mondiale del '90 e senza le tribune inserite sulla pista d'atletica nel 2002.
Erano gli anni dei grandi concerti negli stadi e anche Cagliari aprì le porte del suo tempio pallonaro. C'è chi, per il Banco del Mutuo Soccorso guidato da Francesco Di Giacomo, ricorda la carica della polizia sui fan che, dalle tribune, provavano a riversarsi sul campo, sotto il palco. E ancora, data storica, il 26 agosto del '79, lo sbarco dei Rockets, francesi con origini marziane, ipnotizzanti con Space Rock. Poi toccò a Edoardo Bennato nell'81, a Joe Cocker nell'86, Claudio Baglioni nell'87 e Vasco Rossi nel '91, pubblico sul manto erboso e ciuffi d'erba strappati via come ricordo. Quello degli ultimi concerti al Sant'Elia. (al. m.)