Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu, un anno a Santoni

Fonte: L'Unione Sarda
13 maggio 2013


TRIBUNALE. L'ex sovrintendente unico colpevole: dichiarò il falso alla Commissione
 

Negò il ritrovamento di nuove tombe puniche sul colle
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L'ex sovrintendente Vincenzo Santoni dichiarò il falso quando, nella seduta della Commissione paesaggio del 21 febbraio 2007, sostenne di non essere a conoscenza del rinvenimento di tombe puniche fuori dall'area protetta dal vincolo imposto nel 1997 a Tuvixeddu. Ad accertarlo sono stati i giudici della prima sezione penale del Tribunale che ieri lo hanno condannato a un anno di reclusione, interdicendolo dai pubblici uffici per il periodo di durata della pena. L'ex sovrintendente è stato invece assolto nel merito dalle altre accuse, così come l'archeologa Donatella Salvi, il dirigente comunale Paolo Zocheddu e il funzionario Giancarlo Manis (meno che per una delle imputazioni, in merito alla quale i tre hanno invece beneficiato della prescrizione). Prosciolti infine il costruttore Raimondo Cocco, che aveva realizzato il palazzo in via Sant'Avendrace finito nel mirino della Procura, e il direttore dei lavori Fabio Angius.
UNA SOLA CONDANNA Dunque, al netto di prescrizioni e assoluzioni nel merito, i dodici mesi di reclusione inflitti a Santoni, difeso dall'avvocato Pierluigi Concas, rappresentano l'unico verdetto di colpevolezza emesso a conclusione del processo nato dalla maxi inchiesta su Tuvixeddu, che da un lato ruotava attorno ai presunti abusi edilizi commessi a ridosso del colle che ospita la più estesa necropoli punica del Mediterraneo e dall'altro riguardava invece la questione dei nuovi vincoli paesaggistici da apporre sull'area.
IL FALSO Per la condanna di Santoni, relativa al secondo filone, potrebbe essersi rivelata decisiva la carta a sorpresa tirata fuori dal pm Daniele Caria nel corso della sua requisitoria: cioè le pubblicazioni fatte dalla stessa Sovrintendenza sugli scavi archeologici eseguiti tra il 2003 e il 2006 con gli studenti del Siotto. «Pubblicazioni - aveva detto il magistrato inquirente - che dimostrano come Santoni sapesse benissimo che nell'area interessata ai lavori erano state trovate nuove tombe che avrebbero dovuto portare all'estensione del vincolo». A parere dell'accusa proprio quella pubblicazioni erano dunque la prova provata che Santoni disse il falso. «È incredibile - aveva tuonato Caria - che il sovrintendente affermasse in commissione di non sapere delle tombe quando solo dieci giorni dopo firmò quella pubblicazione sulla campagna di scavi fatta con gli studenti del Siotto».
LE ACCUSE CADUTE Il pm aveva ipotizzato anche che Santoni avesse un interesse diretto e concreto per affermare il falso: «Dall'inchiesta è emerso che l'impresa di Gualtiero Cualbu aveva un progetto da realizzare in quell'area, che poi non portò a termine, che guarda caso era firmato dalla figlia di Santoni, Valeria». Circostanza che secondo l'accusa avrebbe dovuto portarlo ad astenersi dal partecipare alla Commissione. Per questo gli veniva contestato l'abuso d'ufficio, imputazione dal quale però è stato assolto. Assieme all'archeologa Donatella Salvi, l'ex sovrintendente era anche accusato di aver dato l'ok alla costruzione del palazzo in viale Sant'Avendrace che influiva negativamente sulla luce e il decoro dell'area archeologica, vicenda che coinvolgeva anche il costruttore Cocco e il direttore dei lavori Angius. Anche qui tutti assolti. Al centro delle indagini c'era infine la realizzazione delle fioriere nell'area del parco, che vedeva coinvolti anche il dirigente del Comune, responsabile dell'area Gestione Territorio, Paolo Zoccheddu, e il funzionario Giancarlo Manis. Nessun colpevole.
IL LODO E LA MONGIU Una vicenda giudiziaria lunga e complessa che, per uno scherzo del destino, si chiude pochi giorni dopo il lodo arbitrale che ha riconosciuto al costruttore Gualtiero Cualbu un risarcimento di 77 milioni di euro dalla Regione per lo stop ai cantieri a Tuvixeddu imposto nel 2006 dalla giunta Soru. A questo riguardo c'è da registrare la precisazione dell'ex assessore Maria Antonietta Mongiu: non fu lei, ma il suo predecessore Elisabetta Pilia, a firmare il decreto del giugno 2006, dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato, con cui per la prima volta fu bloccato l'intervento immobiliare di Coimpresa previsto dall'accordo di programma del 2000. Mongiu divenne infatti assessore solo nel luglio del 2007.
Massimo Ledda