Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Elia, il Cagliari torna alla carica

Fonte: L'Unione Sarda
13 maggio 2013


A un anno dall'abbandono dello stadio, domani l'incontro tra i tecnici rossoblù e quelli comunali
 

La società chiederà di demolirlo e ricostruirlo a proprie spese
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L'ultima partita al Sant'Elia si è giocata il primo aprile 2012, Cagliari-Atalanta. Una settimana dopo i rossoblù hanno sfidato l'Inter a Trieste, dove hanno concluso il campionato. Alla fine del mese l'accordo con Quartu per realizzare Is Arenas. È passato soltanto un anno ma è successo di tutto, e la squadra non ha ancora (ri)trovato una casa sicura per la prossima stagione. Nel quadro nerissimo di questa vicenda, si è aperto uno spiraglio: il Comune e il club calcistico hanno deciso di rivedersi. Domani mattina l'appuntamento è negli uffici di via Sonnino, un incontro tecnico (non politico) ma è un primo passo importante.
La società di viale La Playa la sua proposta ce l'ha pronta. La premessa è che, dopo oltre 40 anni di “onorato servizio”, il Sant'Elia è condannato. A proprie spese demolirebbe la vecchia struttura malandata e mastodontica e su parte di quell'area liberata ricostruirebbe il nuovo stadio della città, piccolo, da 22 mila 300 posti, all'inglese , con il pubblico vicino al campo, sette metri e mezzo fra tribune e prato, con una visuale ottimale da ogni punto, per favorire un'atmosfera di forte impatto con i tifosi. Senza barriere architettoniche, eco-compatibile, in grado di ospitare anche eventi diversi, spettacoli e concerti. Ovviamente nessuna pista di atletica, quella conformazione appartiene alla preistoria. Il pallone - quello dei Mondiali del '90 - rimarrebbe dov'è, anche se avrebbe bisogno di un bel lifting. L'impianto verrebbe regalato al Comune, diventerebbe patrimonio pubblico, i rossoblù lo utilizzerebbero gratis per un certo numero di anni, tra i 25 e i 30, per ammortizzare i costi, e poi comincerebbero a pagare il canone concordato. Sul fronte economico, in attesa che un perito faccia i conti e stabilisca in che termini sanare il contenzioso per i crediti rivendicati da palazzo Bacaredda, la società si impegnerebbe a fare una fideiussione bancaria come garanzia.
Questo piano esiste, lo ha disegnato l'ingegner Mario Marongiu, progettista di lungo corso e componente del cda dimissionario del Cagliari calcio, e un anno fa, nell'ultima riunione tra la società e il Comune, fu illustrato al direttore generale, Cristina Mancini e ad alcuni dirigenti. Marongiu, insieme con il vicepresidente, Giovanni Domenico Pinna, erano stati incaricati della “trattativa”, per evitare che fosse Cellino ad andare a Palazzo, perché tra lui e Massimo Zedda non c'era nessuna simpatia. In quell'occasione, fu detto con chiarezza che il Sant'Elia era a rischio crollo. In una corposa relazione, si sottolineava l'inutilità di qualsiasi intervento di recupero. Perché oltre l'età, c'erano difetti strutturali fin dalla nascita. Le parti portanti progettate nel 1965, quindi incompatibili con gli standard attuali, l'armatura del calcestruzzo corrosa perché il copriferro è troppo fine per una struttura molto vicina al mare, i parapetti in parte non all'altezza prescritta, l'impianto elettrico fuori norma e molto altro. In sintesi, il Sant'Elia potrebbe collassare e - raccontano gli esperti - in alcuni punti è già sprofondato di venti centimetri. Tutto questo al netto dei numerosi “incidenti”. Quel giorno al Comune le ipotesi discusse furono varie: calare il progetto di Elmas dentro lo spazio del capoluogo, intervenire chirurgicamente pezzetto per pezzetto con lo stadio funzionante, costruire nell'area San Paolo (ma uno studio preliminare rivelò subito che si sarebbe andati a finire in laguna), demolire e ricostruire, appunto. Da allora, silenzio tombale. Domani si ricomincia a parlare.
Cristina Cossu