Imprese
IL REGISTRO Dati preoccupanti dalla Camera di Commercio: diminuiscono le iscrizioni, mentre crollano le società di persone Oltre duemila attività costrette a portare i libri in tribunale
Il calo è sotto il punto percentuale, e fa da apripista a una lunga serie di meno: tra il 2011 e il 2012 le imprese aperte in provincia toccano quota 61.350 e scendono dello 0,6 per cento. Il cinque per cento hanno portato i libri contabili davanti a un giudice per dichiarare fallimento (ben 2188), di conseguenza le imprese inattive segnano un meno 1,5 per cento, raggiungendo la quota preoccupante di 5752. Sono i numeri contenuti nel cruscotto strutturale del 2012 dei dati delle imprese fornito dalla Camera di commercio. Un focus, relativo al mondo del terziario provinciale, che si snoda tra mille dati, in maggioranza tutt’altro che positivi. È boom per le società di capitali (14118 realtà, un aumento in dodici mesi dell’1,7 per cento): in caso di fallimento si perdono “solo” i denari investiti, di contro c’è la diffidenza delle banche per concedere un prestito. Il privato deve mettere sul piatto garanzie personali: se ne è privo non se ne fa nulla, in caso contrario è comunque un rischio bello e buono. Numeri in picchiata per le società di persone, dove il rischio economico se l’impresa va gambe all’aria è totale: 12236, meno 3,1 per cento rispetto al 2011. Agricoltura, commercio, costruzioni e turismo: ecco i settori dove i privati scommettono di più, in provincia. Il terziario che arranca e che in molti casi dichiara fallimento dà tuttavia lavoro a un esercito di persone. Sono 165mila i lavoratori di imprese: 45912 sono indipendenti, il resto della torta numerica è fatto da uomini e donne dipendenti. Le società di capitale sono 14118, quelle di persone 12236 in calo del 3,1 per cento nell’ultimo anno, ben 41mila le imprese individuali. Oltre 2mila cooperative, 320 consorzi e 362 “altre forme ” di imprese portano a un totale di 70555 unità. È il commercio a incidere maggiormente nel settore economico provinciale (30,8 per cento), seguito dall’agricoltura al 18,7, dalle costruzioni al 14 e dal turismo all’8,2, che tallona le attività manifatturiere e energetiche all’8,3. C’è poi il discorso delle cosiddette nuove leve. Giovani che si buttano nell’intricato mondo dell’impresa, e creano società con oltre la metà della dirigenza sotto i 35 anni. Sono ben mille le imprese agricole composte da under 35, 2364 giovani hanno aperto una attività commerciale, 771 hanno scommesso sul vasto mondo dei servizi alle imprese e 678 hanno giocato le loro carte economiche sul turismo. Le donne controllano 16145 imprese, primeggiano in commercio, agricoltura e servizi alle imprese. 3800 imprese sono straniere, 2901 delle quali legate al commercio. I dati congiunturali, cioè le “classifi - cazioni ” camerali vedono 194 iscrizioni di società di capitali, 131 hanno chiuso i battenti e 97 hanno scelto la modalità “non d’ufficio”. Nel 2012 scioglimenti e liquidazioni per 161 società di capitale 139 di persone, primo posto in negativo per ii servizi alle imprese (64 addii) commercio (chiusi in 60), 32 ditte di costruzioni in meno e sbarrate 27 realtà legate al turismo. Paolo Rapeanu