Mem, mostra fotografica
Proprio bella, bellissima, orgoglio della città, la MEM, Mediateca del Mediterraneo, sorta come un miracolo sulle spoglie dell'ex mercato civico di via Pola e divenuta in pochi anni un punto d'incontro per chi vive come necessità anche quella di “abitare i luoghi del sapere e della conoscenza”. Questo è il titolo di una piccola ma accurata mostra fotografica (che si chiude oggi), a cura di Clara Ligas, Antioco Floris e Massimo Migoni, realizzata come esito del progetto educativo nel tirocinio del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, con patrocinio di Università, Provincia e Comune di Cagliari. Progetto che ha coinvolto biblioteche (Distretto delle Scienze umane, Provinciale, Universitaria e Mem) e scuole (Santa Caterina, Is Mirrionis, Satta, Istituto comprensivo di Serramanna), oltre che la Celcam, Centro per l'educazione ai linguaggi del cinema. Per tutto lo scorso anno scolastico, i bambini delle classi coinvolte, accompagnati da bibliotecari, archivisti, esperti del restauro, e da studenti universitari, hanno fatto un'esperienza illuminante, che iniziava dal far loro scoprire i luoghi più esclusivi della conoscenza, come la Biblioteca Universitaria, per poi giocare dentro spazi a loro accessibili, come la Mem, avendo come materiali primari, come mattoni e cemento per la propria, preziosa crescita, libri e giornali, disegnando, mimando, immaginando percorsi che sempre dai libri partivano per tracciare mappe di fantasia dentro questi spazi di crescita. Che dovrebbero essere prevalenti rispetto agli spazi della virtualità, che sempre più cattura, isolandoli pericolosamente, i cosiddetti nativi digitali. Ecco, nelle foto raccolte nella mostra adiacente l'emeroteca, dove chiunque può leggere giornali e riviste, le facce di questi bambini. Facce felici, non illuminate da schermi ma dal far parte attiva di laboratori e giochi, di contatto fisico con l'oggetto libro. Bambini con lo sguardo vivo e non ipnotizzato. Con la percezione dell'odore stupendo dei libri, anche quello un mondo.
Raffaella Venturi