Rassegna Stampa

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Salvo il "villino di Badas", il Comune ferma le ruspe

Fonte: web cagliaripad.it
2 maggio 2013


Cagliari
1 Maggio 2013 ore 09:44
 

gli uffici bocciano la richiesta di demolizione di tre edifici che avrebbero dovuto lasciare spazio a nuovi palazzi. È una decisione a sorpresa: il Consiglio di Stato aveva annullato i vincoli della Sovrintendenza
Andrea Deidda
 

No alle demolizioni. Il Comune di Cagliari blocca la benna delle ruspe su tre villini in via Milano, nei pressi della basilica di Bonaria, tra i quali una villa comunemente attribuita al noto architetto cagliaritano Ubaldo Badas: “Gli edifici paiono di particolare interesse, pertanto meritevoli di tutela” questo il parere messo nero su bianco dal servizio di Edilizia Privata. La decisione è clamorosa, soprattutto alla luce dell’ultima sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso dicembre aveva annullato i vincoli posti dalla Soprintendenza ai Beni archeologici e Paesaggistici e aveva ribaltato una precedente decisione del Tar.

La vicenda nasce quando l’impresa Cadeddu e i proprietari di tre ville ai numeri civici 38, 40 e 42 di via Milano presentano un progetto che prevede la costruzione di due palazzine al posto degli edifici esistenti, che andrebbero demoliti. Le prime difficoltà per i padroni di casa arrivano quando a maggio del 2009 la Soprintendenza ai Beni archeologici e Paesaggistici chiede il riconoscimento del particolare interesse storico-artistico dei tre villini: la mossa non è casuale, nel piano urbanistico di Cagliari infatti gli edifici ricadono in una zona classificata di “particolare attenzione nella Carta del Rischio Archeologico”. Su due viene dichiarato il vincolo. Ma i proprietari non ci stanno e presentano un ricorso al Tar chiedendo l’annullamento, che tuttavia il 12 maggio 2011 il tribunale amministrativo dichiara inammissibile e respinge. Poi l’appello al Consiglio di Stato che lo scorso 10 dicembre ribalta la decisione dei giudici di primo grado e annulla i provvedimenti di vincolo emessi dalla Soprintendenza.

A questo punto il via libera ai bulldozer per demolire e ricostruire non sembra avere più ostacoli. Vengono avviate le pratiche per andare avanti ma dalla Conferenza di Servizi indetta lo scorso 11 aprile dal Comune arriva un nuovo colpo di scena, il servizio Edilizia Privata esprime parere negativo: “gli interventi di ristrutturazione edilizia, nuova costruzione, ampliamento e demolizione”, recitano le carte, sono possibili “esclusivamente per quei singoli edifici con caratteri contrastanti con quelli prevalenti nel tessuto insediativo circostante, di particolare interesse e meritevoli di tutela”. Non solo, la possibilità di interventi di questo è essere subordinata alla predisposizione di un piano “planivolumetrico”, un atto per ora insormontabile visto che la precedente proposta presentata nel 2008 “è stata sospesa dal Mibac(Ministero per i Beni Culturali)” e in assenza di una nuova formulazione “non è ammissibile nessuna valutazione di merito”.

Ma i funzionari di via Sauro intervengono anche nel merito, eccome: secondo un esame letterale delle norme tecniche del Puc l’intervento proposto parrebbe comunque in contrasto con alcune prescrizioni per il fatto che “gli edifici oggetto di demolizione paiono di particolare interesse, pertanto meritevoli di tutela, avendo caratteri tipologici e morfologici tipici del tessuto insediativo circostante”.

La notizia, come prevedibile trova la soddisfazione del regista Enrico Pau, che in passato si era battuto assieme a un comitato di quartiere per scongiurare la demolizione: “Finalmente una volta tanto i regolamenti vengono rispettati, la zona è tutelata dal Puc sarebbe bastato tenere conto di questo - spiega - tra l’altro di fronte all’edificio c’è un’altra casa vincolata dal Mibac così come altre nella stessa via, ad esempio ill villino Piat”.

Tuttavia ancora non è detta l’ultima parola, il parere di Palazzo Bacaredda potrebbe non bastare: i proprietari entro due mesi possono fare appello al Tar contro la decisione del Comune oppure presentare un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.