Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fiera, spazi vuoti e poca gente

Fonte: L'Unione Sarda
26 aprile 2013


Tour tra gli stand della “campionaria” numero 65 nell'anno della crisi più nera

Flop nel giorno dell'apertura ma gli espositori sperano
Viso triangolare, sopracciglia marcate, bocca appena accennata e naso che definire alla francese si commetterebbe reato. I giganti di Mont'e Prama arrivano nella dimensione digitale offerta dal Crs4, ma l'appeal non cambia. Sono i protagonisti indiscussi della Fiera, richiamo per decine di visitatori arrivati da tutta l'Isola. Sotto i gazebo bianchi si ripropone il puntuale mix tra tradizione e innovazione: c'è il panno in caucciù che sgrassa e asciuga, Za Za tritatutto, il tappeto magico e la spazzola leva-peluche, «rivoluzionaria e definitiva», assicura il venditore armato di microfono. E poi arredamento, macchinari agricoli, il piccolo ferro dal cuore grande, le scale a chiocciola e il sale marino aromatizzato al mirto.
SPETTACOLO DESOLANTE La giornata di piombo non dà certo una mano alla Fiera, ma conferma la tradizione del tempo mai dalla parte degli stand di viale Diaz. La partenza è sottotono, nessuna ressa ai botteghini, i padiglioni son semi-vuoti e nel piazzale l'assenza dei 50 espositori che hanno rinunciato al più importante appuntamento dell'anno lascia un retrogusto amaro. Non sembra nemmeno un giorno di festa anche se è ancora troppo presto per i bilanci. Ci sono altri undici giorni di tempo e un'altra chance la Fiera se la merita.
BRILLA SOLO L'ESERCITO I mobili rustici di San Pietro di Poggio Bustone non sembrano interessare troppo i visitatori, e nemmeno gli impianti fotovoltaici. In compenso il padiglione dell'Esercito riscuote successo; merito di Alvis Mk II. Il gemello del robotino di The hurt locker, il film sulla guerra in Iraq che nel 2010 ha messo in tasca sei oscar. E anche la parete di sei metri per le arrampicate piace.
ATTREZZATURE PER LA CASA Mop, strizza facile, viola acceso e manico allungabile sino a un metro e 40, cerca di battere la nuova forbice a cricchetto e l'affetta-ananas, tutt'altra storia nel padiglione dedicato all'arredamento. Lì, tra lampadari di cristallo e i letti a baldacchino c'è uno spazio in cui si torna indietro nel tempo. Una vecchia Singer degli anni Trenta, una macchina da scrivere “a puntamento con indice” del 1905 e accanto una più classica degli anni Venti. C'è anche un grammofono a corda funzionante, ma il più corteggiato è un mobiletto degli anni'50, con paglietta di Vienna nelle ante esterne, e dentro il giradischi Telefunken. I prezzi sono invitanti, ma non bastano per convincere i clienti. «Spero vada meglio domani», si augura Manuela Vacca, la titolare. È al secondo tentativo, l'anno scorso ha disertato la Fiera, due anni fa c'era. «Non ho venduto molto, ma c'è stato un riscontro successivo».
BENE LA GASTRONONIA Nello stand gastronomia è un tripudio di fragranza e specialità regionali: cassate siciliane e arancini duellano contro torrone di Tonara, pane di sapa o con le gerde. Le copulette di Ozieri con la 'nduja calabrese e la crema di orata. Nella zona giostre, di bambini neanche l'ombra: The King, La Corrida, sono in attesa di tempi migliori. Male la prima, la seconda si spera meglio.
Sara Marci

 


CURIOSITÀ. Quest'anno in crescita i piccoli box con qualche prodotto originale
Tra talismani e cestini
Il portabiancheria al profumo di mirto che piace ai turisti

Le bandiere dei Quattro Mori sventolano senza tregua. Sul tavolino di legno coltelli artigianali, e Su Coccu, il più antico talismano sardo efficace, almeno questo dice la tradizione, contro il malocchio. E lo dice anche Luciano Campanella, siciliano d'origine e cagliaritano d'adozione.
È lui a realizzarli insieme alla figlia. Argento e pietra onice, i prezzi sono modici: dai dieci ai venti euro, a seconda del modello. «L'anno scorso c'è stato un boom». Salva dalle invidie chi lo indossa o lo possiede, secondo la leggenda isolana, la gente si ferma, chissà se funziona davvero. A fargli concorrenza direttamente dal Perù c'è l'amuleto Hayruro, che promette soldi, salute e amore. Rosso e nero, pare sia l'ultima trovata del millennio. Ha una storia antichissima, che risale agli Incas, e tra le proprietà decantate anche nel suo caso pare sia un'arma efficace contro il malocchio.
Poco lontano cestini per il pane, i funghi e i dolci, e anche il portabiancheria al profumo di mirto. La classica lavanda potrebbe avere le ore contate. Arrivano da Villaputzu, e sono il frutto delle sapienti mani di Antonello Utzeri e Annamaria Atzori. La loro piccola impresa artigianale non sembra conoscere la crisi. «Vendiamo bene, i turisti quando sentono l'odore del mirto non riescono a dire no», raccontano.
Ma tra gli acquirenti anche tantissimi sardi. Al tradizionale appuntamento di fine aprile sono sempre puntuali. «Veniamo ormai da dodici anni, lavoriamo abbastanza, ma la Fiera sta diventando sempre peggio. C'è sempre meno gente». (sa. ma.)

 


Il punto
Quegli spiazzi
desolati
e l'incognita
visitatori
In passato hanno toccato quota cinquecentomila, l'anno scorso sono scesi a duecentomila. La Fiera continua a perdere visitatori. E anche pezzi. Gli stand diminuiscono, da cinquecento calano a quattrocentocinquanta, cinquanta in meno rispetto all'edizione 2012. Non sembra bastare il canone di locazione del suolo pubblico fermo da dieci anni. Gli spiazzi completamente desolati tra un padiglione e l'altro sono un pugno nello stomaco. Del mondo rumoroso e colorato racchiuso tra viale Diaz e piazzale Marco Polo sembra non esserci più traccia, è un ricordo sbiadito, di un tempo sempre più lontano. Le piccole realtà commerciali schiacciate dalla crisi son costrette a rinunciare alla vetrina più importante dell'anno, le grandi resistono e si ripresentano puntuali, ma non sembrano fare affari d'oro. La tassa d'iscrizione nonostante tutto aumenta: dai 110 euro dell'anno scorso è salita a 200. «Rientrano i costi della rete wi-fi, della pubblicità e dell'assicurazione», spiegano dal reparto commerciale. Gli standisti storcono il naso. Forse non è questa la strada giusta per riportare la Fiera al suo antico splendore. (sa. ma.)