Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ecco il nuovo Terzo Guardiano

Fonte: L'Unione Sarda
10 aprile 2013


SANT'EFISIO. Eletto dall'Arciconfraternita del Gonfalone il responsabile della Festa
 

Riccardo Rocca: «Dedico la sfilata ai caduti del 1943»
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Cosa significa essere Terzo Guardiano? Significa che lo scioglimento del voto fatto tre secoli, cinque decenni, un lustro e due anni fa al santo martire pesa tutto sulle tue spalle. Un'enormità. Ecco perché ogni anno l'Arciconfraternita del Gonfalone sotto l'egida di Sant'Efisio affida a un suo uomo diverso questo importante fardello che avrà il suo culmine dal primo al quattro maggio. Quest'anno onore e onere sono toccati a Riccardo Rocca, 48 anni, udite udite non stampacino «ma di Villanova da generazioni».
Un biddanoese alla guida di un rito pasciuto a Stampace. Qualcuno storcerà il naso?
«Ma no. Del resto a votarmi sono stati i miei confratelli. È vero vengo da una famiglia radicata a Villanova anche se, a dirla tutta, ora vivo alle Serre di Quartucciu».
Si presenti.
«Sono felicemente sposato con Ludovica Macciò. Ho tre figli: Sergio, Benedetta e Chiara. Il più grande, che studia al Siotto, si appresta a diventare maggiorenne».
Professione?
«Responsabile di scalo della compagnia aerea della Tnt».
Ci spiega la sua devozione a Efisio?
«Credo che ci si avvicini a lui in genere per due ragioni: una grande gioia oppure un grande dolore. Per me si trattò della sofferenza per un caro zio malato. Feci un voto ma non andò a buon fine. Ritenni comunque di dare un seguito al mio credo e feci la mia professione di fede. Fu dieci anni fa e da circa otto faccio parte della Guardiania».
Oggi ha un ruolo chiave. Preoccupato?
«No, preoccupato no. Emozionato, onorato, questo sì. Ma lo sarò di più il primo maggio».
Lei aveva già avuto un ruolo importante. Giusto?
«Nel 2011 in assenza di un Terzo Guardiano, il presidente mi nominò portabandiera».
Ogni Terzo ha il potere di dedicare la Festa, lei a chi la dedica?
«Si evince già dalle locandine e dagli inviti che ogni Terzo deve predisporre, far stampare e diffondere. Nei miei campeggia l'immagine di Sant'Efisio trasportato sul camioncino del latte che attraversa la città ridotta in macerie dai bombardamenti americani. A settant'anni da quel primo maggio del 1943 dedico dunque la Festa numero 357 alle vittime di quei giorni di morte e disperazione».
Cosa chiederà al Santo durante la processione?
«Domanderò a Efisio lavoro per tutti i sardi: per i giovani in cerca di un primo impiego per i cinquantenni che improvvisamente si trovano senza lavoro e devono cercare di ripartire. Però un pensiero particolare lo dedicherò ai lavoratori in difficoltà del Sulcis».
Questo le fa onore.
«Grazie. Le voglio rivelare una cosa. Io vengo da una famiglia di lavoratori che ha partecipato a fare la storia de L'Unione Sarda».
Davvero? Ci racconti
«Sì, quando ho visto sul display il numero dell'Unione mi sono un po' emozionato. Mio padre Sergio Rocca è stato per ben 40 anni linotipista, insegnava al Meucci e formò una generazione di linotipisti sino al 1986 quando andò in pensione. Al giornale, tutti nello stesso reparto, c'erano i miei zii: Gino Barella, Franco e Mario Rocca».
Il suo primo passo?
«Giovedì 25 aprile riceverò la bandiera dal Terzo uscente Simone Ammirevole poi lo scioglimento del voto sarà tutto sulle mie spalle».
Francesco Abate