Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Via i baretti e la strada: lo dice un piano del 1996

Fonte: La Nuova Sardegna
3 aprile 2013

 

La giunta provinciale di Nicola Scano aveva ottenuto 30 milioni dallo Stato per ripristinare la spiaggia e trasformare la litoranea in una passeggiata a mare






CAGLIARI. La Regione è mobilitata in un vano quanto sorprendente tentativo di salvare i baretti dalla demolizione, ma la necessità di sgomberare la spiaggia del Poetto era stata formalizzata fin dal luglio del 1996, quando la Provincia - giunta Scano - aveva trasmesso al Cipe la scheda del progetto di ripristino e salvaguardia del litorale: quel progetto prevedeva «il progressivo smantellamento di tutte le costruzioni presenti man mano che scadono le concessioni demaniali e la loro progressiva sostituzione con strutture di tipo leggero da smontare a fine stagione. Si ritiene - è scritto nel documento trasmesso al Cipe - che questo sia il presupposto essenziale per il corretto ripristino ambientale del Poetto».

Ma non è finita: il progetto elaborato dalla Mss nel 1988 e recuperato dalla Provincia quasi dieci anni dopo prevedeva il ripascimento graduale, nell’arco di dieci anni, della spiaggia e la demolizione totale della vecchia strada litoranea, dove coi finanziamenti del Cipe si sarebbe dovuta realizzare l’agognatissima passeggiata a mare. In quello spazio sarebbe rimasta soltanto una stretta pista destinata ai tram elettrici, che dovevano collegare in pochi minuti le fermate del Poetto al parcheggio dello stadio Sant’Elia. L’idea naufragata nella palude dell’inconcludenza politica locale era di mettere in piedi i punti di ristoro lontano dall’arenile, lungo la passeggiata, in superfici dedicate. Separando anche fisicamente l’area dei servizi dalla spiaggia, come avviene in ogni località balneare del mondo. La giunta Balletto stravolse questo piano che avrebbe restituito al litorale il suo aspetto originario per salvare i parcheggi delle auto («i cagliaritani sono abituati così» tuonò il presidente Sandro Balletto in un’infuocata conferenza stampa) che in realtà erano previsti al posto dell’ormai scomparsa pineta: 1500 posti auto. Comunque sia la giunta di centrodestra con Renzo Zirone ai lavori pubblici preferì restituire alla Protezione civile un terzo dei trenta miliardi di lire disponibili per il complesso degli interventi piuttosto che dare esecuzione completa al progetto della Mss. Sono rimasti sulla carta, magrado i soldi ci fossero, i lavori di ripristino del cordone dunale alle spalle della spiaggia e le barriere naturali di protezione che avrebbero contenuto gli effetti del vento sull’arenile.

Nessuno è in grado di spiegare sino in fondo perché quel progetto così semplice ed efficace, approvato e finanziato dalla Protezione civile, sia stato mutilato proprio degli interventi più importanti sotto il profilo ambientale e paesaggistico. In compenso il disastro provocato da quelle scelte dissennate e sotto gli occhi di tutti ed è stato confermato da giudici penali e Corte dei Conti: presto i responsabili dovranno pagare i danni arrecati al compendio naturale. Eppure ancora oggi c’è qualcuno - Regione compresa - che insiste nella difesa di uno stato di degrado ormai inaccettabile. I ruderi dei ricciai abusivi - chiusi solo grazie all’intervento della Procura, gli amministratori li frequentavano - sono in fase di demolizione solo in questi giorni, mentre in mancanza del piano di utilizzo del litorale l’amministrazione Zedda vorrebbe annunciare entro il 2013 un piano di riordino del Poetto che ricalchi almeno in parte le proposte contenute in quello elaborato ormai quasi vent’anni fa, ma ancora validissime. Nell’incertezza del futuro, il Poetto resta il labirinto che i cagliaritani e i quartesi si sono rassegnati a frequentare: due strade parallele collegate a casaccio, tratti pedonali che convivono con quelli aperti alla circolazione, un massacro di strutture e manufatti messi insieme senza senso, lontani da qualsiasi idea di uniformità, in un ambiente dove a dominare è solo la sciatteria. (m.l)