L'emergenza. Individuati gli interventi per evitare allagamenti nelle zone a rischio della città
Nove milioni per Pirri, 25 per il Fangario. Appelli a Regione e Provincia
Soldi non ce ne sono. A parte 700 mila euro per interventi minori. In compenso, dopo gli studi dell'università, i progetti abbondano.
Premessa: soldi, per ora, non ce ne sono. A parte 700 mila euro, sufficienti per interventi minori. In compenso i progetti abbondano. Il Comune, insomma, sa bene quali sono i punti deboli del sistema urbano delle fognature pluviali e che cosa deve fare per evitare che le prossime piogge consistenti sommergano pezzi di città e per fare in modo che l'acqua scaricata dalle nuvole si incanali e scorra, quieta e invisibile, nelle condotte del sottosuolo.
Le aree a rischio notoriamente sono tre: Pirri (le zone di via Balilla e via Dolianova), il Fangario (tra viale Elmas, via Abruzzi e via Campeda) e, in misura minore, viale Diaz.
Il fatto è che servono molti soldi: 9 milioni per salvare Pirri, 25 per mettere al riparo l'area del Fangario, 6 per il resto. Soldi in parte già richiesti alla Regione, in parte da richiedere.
LO STUDIO Per risolvere il problema di Pirri - circa 300 richieste di risarcimento presentate per danni causati dall'ultima alluvione - l'amministrazione ha commissionato due studi al Cinsa, il Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali dell'Università, finalizzati a “Studi e ricerche nella rete dreno delle acque meteoriche nel bacino urbano di Cagliari – Pirri” e, successivamente, per la “Predisposizione di un sistema di monitoraggio e di allerta”. Lo studio è finalizzato a completare e aggiornare la rete (Cagliari è una delle poche città italiane ad aver separato le acque bianche e nere) sulla base dei nuovi dati pluviometrici.
SISTEMA DA RIVEDERE Il sistema di collettori e tubature, costruito dalla fine degli anni '60, era stato studiato, infatti, sulla base di dati di piovosità da aggiornare alla luce degli eventi degli ultimi nove anni (più violenti) e, in parte, delle modifiche urbanistiche.
In pratica, gli ingegneri dell'università dovevano verificare, attraverso modelli matematici, la tenuta della rete in caso di pioggia superiore ai 30 millimetri all'ora (come nel 2006, mentre il 22 ottobre scorso a Pirri ne sono caduti 50). Gli studi, anche geologici, hanno evidenziato i punti critici ed hanno costituito la base dei progetti.
VIA PERETTI C'è un punto fermo, l'acqua che bagna la città quando piove sgronda in due punti: sul Rio Fangario e a Terramaini. I progetti prevedono la realizzazione di un primo collettore pluviale in via Peretti. Lì intercetterebbe l'acqua destinata a Pirri, drenando il bacino di Barracca Manna. Collettori e tubi più grandi di quelli esistenti verrebbero realizzati in via Cadello e via Ampere. Tutto questo eviterebbe l'immersione di via Balilla, via Italia e le strade attorno a via Mara, via Dolianova, via Sinnai, via Settimo e dintorni. Costo, compreso l'allargamento di decine di pozzetti: circa 9 milioni. Il fatto è che quando piove entra in crisi anche la rete delle acque nere, gestita da Abbanoa, che contribuisce al collasso del sistema. Francesco Patricolo, capo dell'area servizi tecnici del Comune, ne ha parlato con Maurizio Cittadini, direttore del distretto di Cagliari di Abbanoa. Servono altri 5 milioni. Inoltre occorre evitare che Terramaini, dove confluirebbero comunque tutte le acque di questa zona, si sovraccarichi. Problema, questo, che investe la direzione del parco di Molentargius.
IL FANGARIO Nel bacino idrografico del Fangario, che serve il nord-est della città ed ha fatto entrare in crisi le aziende di via dell'Agricoltura e la zona di via Abruzzi e via Campeda, confluiscono anche le acque di Selargius, Quartu, Quartucciu e Monserrato. Un sovraccarico sopportabile con piogge normali, non con precipitazioni superiori a 30 millimetri. Da anni c'è un progetto definitivo del Comune, legato al ripristino ambientale e alla valorizzazione della laguna di Santa Gilla. Costerebbe 25 milioni. Ieri il sindaco, Emilio Floris, ha inoltrato una lettera all'assessore provinciale alla Difesa del territorio per chiedere attenzione al progetto.
VIALE DIAZ Il discorso di viale Diaz è noto da tempo. Davanti a Banca Cis c'è un'area in depressione rispetto ai collettori di viale Cimitero. Tanto che negli anni scorsi è stato realizzato un primo impianto di sollevamento, che si è rivelato insufficiente perché l'acqua piovana che arriva in via Dante satura le tubature. «Bisogna intercettarla prima e scaricarla a mare», informa Patricolo. Ma servono altri soldi.
FABIO MANCA
15/11/2008