Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Le nostre case cadono a pezzi», famiglie in rivolta

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2008

Cep. Via Avogrado, in 40 anni mai eseguito un intervento di manutenzione



La signora Rita Cardia ha 50 anni e da 30 abita al terzo piano di una palazzina popolare di via Avogadro, nel cuore del quartiere Cep. Domenica scorsa stava stendendo nel suo balcone, quando all'improvviso un grosso pezzo di cornicione si è staccato dal tetto e cadendo le ha sfiorato la testa prima di abbattersi nel cortile interno. «Non è la prima volta che capita - si lamenta - la palazzina in cui vivo cade letteralmente a pezzi ed episodi del genere sono diventati ormai all'ordine del giorno o quasi».
Oltre alle continue piogge di calcinacci i residenti di via Avogadro sono costretti a sopportare un'infinità di altri disagi. «Il tetto del mio palazzo è privo delle tegole - dice Gesuino Girau -. Sono state portate via dal vento sei anni fa e non sono mai state rimesse. Per non parlare delle infiltrazioni d'acqua che oltre a far marcire le pareti di casa rendono inutilizzabile l'ascensore. Non si può vivere così, è davvero una vergogna». A protestare per lo stato di grave incuria in cui versano da anni le case popolari del Cep sono 80 famiglie residenti in quattro palazzine di via Avogadro (dal civico 21 al 35). La Circoscrizione si è fatta carico delle loro richieste, ma l'impegno del parlamentino non è bastato a risolvere la situazione. «Il problema - spiega Antonio Crisci (FI), presidente della commissione Urbanistica della Circoscrizione 4 - è che le palazzine di via Avogadro sono state edificate 40 anni fa e non sono mai state ristrutturate. Da quel che mi risulta non viene fatta nemmeno la manutenzione ordinaria». La competenza dell'intervento spetterebbe al Comune ma l'assessorato ai Lavori pubblici si è sempre dimostrato sordo agli appelli dei residenti del Cep. «Un anno fa - riprende Crisci - ho consegnato una relazione tecnica direttamente nelle mani dell'assessore. Ma la sua risposta è stata quella di sempre: non ci sono fondi». Poi non si è saputo più niente. «A distanza di 12 mesi - commenta Crisci - mi auguro che i fondi siano stati reperiti perché il Cep non può più aspettare. L'episodio di domenica scorsa è grave e deve far riflettere. Non bastano più gli interventi tampone dei vigili del fuoco (chiamati innumerevoli volte per mettere in sicurezza gli edifici) e neanche i sopralluoghi degli uomini della Protezione civile, che non possono far altro che aggiungere transenne a transenne. Serve subito un intervento risolutore, prima che accada il peggio». ( p. l. )

15/11/2008