Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Pubblico impiego, no all'accordo truffa»

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2008

La Cgil sfila anche contro il contratto siglato lo scorso 30 ottobre. La Cisl: un flop annunciato. La replica: avete svenduto gli stipendi



La Cgil marcia solitaria per dire «no all'accordo-truffa del pubblico impiego» firmato il 30 ottobre da Cisl e Uil. Ma sul piatto della protesta il sindacato di Epifani, ormai isolato, mette anche la battaglia contro «la privatizzazione degli ospedali e i tagli di nove miliardi alle autonomie locali». Ieri, a Cagliari, da via Roma a piazza Costituzione ha sfilato un migliaio di lavoratori, ha stimato la Questura (per la Cgil erano in cinquemila). E proprio sui numeri si è aperto lo scontro a distanza con la Cisl Funzione pubblica: «In Sardegna lo sciopero è stato un flop», tuona il segretario regionale Davide Paderi.
CONTRATTO DI OTTOBRE Bandiere rosse arrivate da tutta l'Isola, e “Bandiera rossa”. Va avanti così la mattina della Cgil che inanella accuse contro l'esecutivo nazionale. Ci pensa il segretario generale Giampaolo Diana, accompagnato da quello di categoria Giovanni Pinna, a spiegare le ragioni dello sciopero generale. Con un preambolo: «Ci dispiace essere da soli, in questo momento di forte crisi c'è bisogno di unità. Invece abbiamo un Governo che divide e vuole balcanizzare il Paese». A far saltare l'unità sindacale è stato il contratto del Pubblico impiegato, ratificato avant'ieri davanti all'Aran (è l'organismo nazionale che tratta coi sindacati). Ricorda Diana: «A giugno l'accordo di ottobre era stato respinto anche da Cisl e Uil, perché non rispondente alla rivalutazione dei salari. Non capiamo come ci sia stato il ripensamento». Di certo, per la Cgil 70 euro di aumento lordo sono troppo pochi. «Noi, ma anche le altre sigle, avevamo chiesto il doppio, per mettere gli stipendi in linea con l'inflazione reale. È al 7,6 per cento (sul biennio 2008-2009, pari al 3,8 ogni anno). Invece il Governo l'ha programmata al 3,2 per cento».
SANITÀ E ISTRUZIONE . La rottura del tavolo è stata conseguente, e porterà la Cgil di nuovo in piazza il 12 dicembre. «Non possiamo accettare - aggiunge il segretario - che i salari si depauperino e perdano potere d'acquisto». La logica non cambia sul fronte della sanità pubblica: «Insieme all'istruzione smetterà di essere un diritto universalmente riconosciuto. Il Governo, con un colpo di spugna, cerca di minare lo stato sociale». Diana non dice che Cisl e Uil abbiamo svenduto i lavoratori, ma osserva: «Non credo che tutelino al meglio i loro iscritti, altrimenti avrebbero respinto il contratto del pubblico impiego». A rincarare la dose ci pensa Pinna, che parla di «azioni di sabotaggio per fermare lo sciopero. Ma i lavoratori hanno capito che perdono lo stipendio e oggi ( ieri, ndr ) sono in piazza con noi». Nel mirino finisce anche il segretario nazionale della Cisl Funzione pubblica, Rino Tarelli: «Due giorni fa è stato nominato commissario straordinario all'Ente di previdenza delle Poste, per la modica cifra di 175mila euro. È una vergogna». E poi: «Cisl e Uil hanno firmato l'accordo dopo la proclamazione degli scioperi» (il 3 novembre nelle Regioni del Centro, il 7 al Nord e ieri nel Sud e nelle Isole). L'ultimo passaggio è sui conti: «Di fatto, da gennaio ci sarà una riduzione degli stipendi, il Governo taglierà il fondo produttività», chiude Pinna.
REPLICA DELLA CISL Intanto, la Cisl affonda il coltello contro la mobilitazione targata Cgil. «In Sardegna la partecipazione è stata molto bassa», sottolinea Paderi: «Questo dimostra la validità del percorso intrapreso dal nostro sindacato, e i lavoratori l'hanno capito. Dentro una crisi economica e sociale non ci si può mettere dalla parte del no a prescindere, ma bisogna essere pronti a negoziare e riformare le pubbliche amministrazioni, qualificando e valorizzando la risorsa umana». Il segretario la dice senza giri di parole: «Uno sciopero condito da argomenti poco sindacali e lontani dalla verità sulle cifre, poteva andare solo in questo modo: essere un flop e un fallimento».
ALESSANDRA CARTA

15/11/2008