Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

IL “VUOTO URBANO” E L’EDILIZIA SOLIDALE

Fonte: Sardegna Quotidiano
12 febbraio 2013

 

di Pierluigi Mannino

Il “vuoto”dilaga un po’ ovunque: da certi messaggi elettorali, a quello che caratterizza il volto della città. Si parla tanto di riutilizzo di quei vuoti urbani, frutto delle ferite inferte dalla guerra, ma nulla di concreto si sta facendo. Una semplice mancanza d’idee? Forse, invece, per mancanza del giusto strumento urbanistico. A Cagliari serve un recupero dell’esistente - vuoto o pieno che sia - che abbonda dal centro alla periferia. È proprio sui sobborghi cittadini (Is Mirrionis, San Michele, Sant’Elia, Barracca Manna e Santa Teresa) che voglio incentrare il mio ragionamento. Quartieri che esistono da decenni, abbandonati e sfruttati da quella parte malsana della politica, multicolore, che regala promesse in cambio di una “x”sopra il nome di questo o quel candidato, e il giorno dopo le elezioni tutto resta invariato. Altro che “vuoti urbani ”: qui mi permetto di coniare il nuovo termine di “pieni, ma vuoti moralmente, urbani”. Migliaia di cittadini, la maggior parte onesti, costretti a sopportare sulla propria pelle false speranze, miraggi continui di un miglioramento della qualità residenziale che rimane sempre sulla carta. Non è facile la vita in periferia, anche se il tetto sotto il quale abita una famiglia è in buone condizioni (casi rari a Cagliari, ma ci sono). Figurarsi se invece si deve convivere tra rischi di crolli, pareti aggredite da muffa e infiltrazioni d’acqua, con le istituzioni assenti ingiustificate, perciò colpevoli. Certo, può sembrare il solito discorso qua- Occupiamoci insieme di quei quartieri abbandonati e sfruttati dalla politica malsana che ha regalato solo promesse lunquistico, parole buttate lì da chi conosce solo per sentito dire certe situazioni. Non è così, per un semplice motivo: da amministratore della mia città, Cagliari, non posso e non voglio rendermi complice di chi ha per troppi anni chiuso gli occhi davanti all’im - poverimento dell’edilizia popolare. È giunto il momento, non più procrastinabile, di analizzare seriamente la questione, anche a costo di passare interi mesi concentrati solo su questo aspetto. Nelle sue dichiarazioni pro programmatiche, il sindaco Massimo Zedda ha messo al primo punto “le periferie, trascurate e umiliate. Il grande patrimonio immobiliare comunale di edilizia abitativa, che ha goduto di fondi sempre più esigui e insufficienti. Palazzine, aree comuni, strade trascurate, con pochi o nulli presidi sociali”. Tutto vero: la conseguente ghettizzazione di intere categorie sociali è sotto gli occhi di tutti. Guardare, sospirare e non intervenire non è più possibile. Una società civile è quella che consente a tutte le persone di potersi costruire un futuro: l’abitare in condizioni disumane inficia, e non poco, questo principio cardine. Zedda, sempre nel suo discorso di insediamento del giugno 2011, ha chiesto all’opposizione di “essere degna del suo ruolo, senza benevolenze o accomodamenti. No alla passività, sì all’in - transigenza unita alla capacità di formulare proposte valide”. Ecco, da consigliere di minoranza, lancio il mio sassolino nello stagno, sperando contribuisca a formare quanti più cerchi possibili: mettiamoci tutti di impegno, senza guardare al tornaconto personale ma privilegiando la ricerca del benessere collettivo, per ridare speranza ai cagliaritani che abitano nei quartieri popolari. Soprattutto verso i cittadini che realmente necessitano di un aiuto e non a chi, magari, vive da parassita ben pasciuto e impedisce a altri di godere della necessaria assitenza. Diamo il via a una campagna di recupero serio dell’esistente, destinando ampie fette all’edilizia popolare. La vittoria più grande, la meta più importante per noi, uomini e donne che fanno politica, è per l’appunto rendere dignitosa la vita dei nostri concittadini. Dal vuoto morale al pieno solidale: un passo che può davvero essere breve, basta volerlo. Consigliere comunale Patto per Cagliari