Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il lento declino dell'azienda Fiera

Fonte: L'Unione Sarda
12 febbraio 2013


INCHIESTA. Dubbi del ministero sulla legittimità dei nuovi organi societari. Deidda: «Tutto in regola»

Clienti in calo e deficit da 700 mila euro. Crescono solo le poltrone

Quasi settecentomila euro di perdite nel bilancio, visitatori in caduta libera, il richiamo del ministero dello Sviluppo economico sullo sdoppiamento del consiglio d'amministrazione: gli ultimi dodici mesi della gloriosa Fiera internazionale della Sardegna hanno il colore rosso delle perdite che sarebbero certificate nell'ultimo documento contabile approvato alla fine del 2012. Tutto questo mentre sul proprio statuto volteggia lo spettro dell'illegittimità.
POLTRONE MOLTIPLICATE Anzi, a leggere la lettera firmata dal direttore generale del Dipartimento per l'impresa del Governo, arrivata in viale Diaz il 25 settembre scorso, ci sarebbero pochi dubbi sull'irregolarità della creazione del “Consiglio di gestione” e del “Consiglio di sorveglianza”, che hanno sostituito il vecchio Cda dove si contavano ben sedici poltrone.
Il perché di questa moltiplicazione è da ricercare nelle novità introdotte dalla riforma Brunetta (tetto massimo di cinque componenti) e da una recente legge regionale (che attribuisce una rappresentanza obbligatoria a Comune, Regione e Camera di commercio di Oristano). Così l'estate passata si è deciso di modificare lo statuto della Fiera. Il Ministero, intervenuto dopo l'esposto del consigliere della Camera di commercio e ex presidente dell'azienda speciale Gianni Biggio, ha rilevato «l'impossibilità di adottare un tale modello societario» e ha poi invitato la Camera a «modificare lo statuto dell'azienda speciale in conformità alle disposizioni normative» riportate nella lettera, restando poi in attesa «di ricevere lo statuto modificato». Dal Largo Carlo Felice rispondono di aver seguito la disciplina del codice civile e spiegano di «non cogliere le ragioni» degli appunti mossi dal ministero dello Sviluppo economico.
VISITATORI A PICCO Poi ci sono i numeri. L'edizione numero 64 della “Campionaria” riassume bene la storia recente della Fiera: visitatori a picco e conseguente malumore degli espositori per l'alto costo degli spazi presi in affitto dall'azienda speciale. Quindi sono arrivare le proteste, culminate con un clamoroso sciopero che ha costretto la dirigenza a autorizzare l'ingresso libero negli ultimi giorni per alzare il conto delle presenze.
IL ROSSO DA 700 MILA EURO Una decisione che sicuramente ha influito sui presunti 700mila euro di rosso - impossibile avere i numeri ufficiali: il presidente Ignazio Schirru, inizialmente disponibile a presentarli, ha fatto marcia indietro disertando l'appuntamento stabilito L'Unione Sarda e non rispondendo successivamente al telefono - che ora potrebbero pesare pure sulle scelte della Camera di Commercio. Anche se è stato il numero uno dell'ente che riunisce il mondo dell'impresa, Giancarlo Deidda, a escludere, in una recente lettera inviata ai consiglieri camerali, la necessità di un «assestamento del bilancio della Camera» o «l'onere di ripianare la minore entrata, posto che l'azienda potrà farvi fronte con altre entrate o con l'utilizzo di fondi di riserva». E sullo statuto? Una decisione, assicura Deidda nel documento, «verrà adottata in tempi brevi». Il Ministero può attendere.
Michele Ruffi


L'ex presidente Biggio
«Un futuro
ci sarà ma serve
una svolta»

Ha ancora senso investire sulla Fiera in un'era in cui gli acquisti su internet in Italia sfiorano i 10 miliardi di euro all'anno? Secondo Gianni Biggio, sul ponte di comando dell'azienda speciale di viale Diaz fino alla fine del 2011, la risposta non può che essere positiva: «Le persone che lavorano nella struttura, più quelle dell'indotto stabile, sono almeno 200: ecco perché vale la pena di avere un quartiere fieristico attrezzato. Il fatturato complessivo di queste attività è di svariati milioni di euro, cancellare tutto sarebbe una follia».
Il modello però è vecchio e rischia di affogare sotto le ondate della crisi, che ha già sommerso la Fiera campionaria durante l'ultima edizione. I progetti per il rilancio non sono mancati. Nel 2009 venne presentato un concorso di idee che prevedeva un quartiere fieristico nuovo di zecca, ma il costo del progetto - circa 100 milioni di euro - fece mettere da parte qualsiasi proposito di restyling, rimasto nel cassetto come il disegno di legge regionale sulla disciplina del settore fieristico sardo.
Così due anni fa i tecnici della Fiera elaborarono un altro progetto, che prevedeva l'abbattimento dei vecchi hangar e la realizzazione di due nuovi capannoni da 5000 metri quadri ciascuno e di un ristorante per il centro congressi. Costo: circa 10 milioni di euro. «La manutenzione della Fiera costa 8,5 milioni ogni tre anni, in questa maniera si risparmierebbe nel lungo periodo», spiega Biggio.
Così, dice l'ex presidente, «si potrebbe puntare molto di più sul turismo congressuale, che ha bisogno di qualità». Servono strutture nuove, però. Anche per allargare gli orizzonti: «La Sardegna è ricercatissima come set cinematografico. Perché non realizzare degli studios in viale Diaz? Gli spazi non mancano». Il presente però parla di una Fiera che secondo Biggio «rimane un'incompiuta, come Sant'Elia, l'ippodromo, il Poetto o l'ex ospedale Marino». (m.r.)


Camera di commercio: le polemiche sul “diritto annuale”
Il tesoretto da 15 milioni

Un conto in banca da quindici milioni di euro: è il “tesoretto” della Camera di Commercio, che nel corso del 2012 (ad agosto) è arrivato addirittura al picco di 19 milioni e 244 mila euro. Su questi soldi si è concentrata nei mesi scorsi l'attenzione di due consiglieri camerali, Mario Stevelli e Gianni Biggio, che hanno chiesto alla presidenza di chiarire quale sia il rendimento delle somme e a chi sia affidato il servizio di tesoreria.
Domande messe nero su bianco alla fine dello scorso anno, a cui Giancarlo Deidda ha risposto rinviando all'apparato amministrativo dell'ente di largo Carlo Felice: «Le giacenze di cassa presso gli istituti tesorieri sono riportate, nei loro importi, nell'ultimo bilancio approvato dal Consiglio camerale. Ove si intendesse conoscere gli importi aggiornati post bilancio, le condizioni applicate dagli istituti e le procedure a evidenza pubblica per l'affidamento del servizio di tesoreria, il segretario generale, il dirigente del servizio ragioneria sono a completa disposizione».
Negli ultimi sei anni la liquidità della Camera è stata in costante crescita. Nel 2007, nelle casse c'erano poco meno di quattro milioni di euro. Poi la somma è cresciuta fino ad arrivare al record dell'agosto 2010, quando in banca erano depositati 20 milioni e 865mila euro. Soldi incassati grazie al “diritto annuale”, cioè al tributo che le imprese iscritte al registro camerale devono versare ogni anno. Sarà anche per via di questa grande disponibilità economica che il Consiglio della Camera di commercio, lo scorso 20 dicembre, ha deliberato di non applicare «la maggiorazione del 20 per cento al diritto annuale del 2013», come è scritto sul sito internet dell'ente. Una decisione arrivata dopo le proteste di una buona fetta dei commercianti e delle aziende della provincia, da tempo alle prese con il calo costante dei fatturati. (m.r.)

 


Stipendi
Ecco quanto
guadagnano
presidente
e consiglieri
Quanto guadagna un consigliere d'amministrazione della Fiera? Per saperlo basta cercare nel sito della Camera di commercio, dove sono indicati i compensi dei componenti del Cda dell'azienda speciale, oltre a quelli del consiglio camerale e della Giunta.
Dal 2012 il presidente Ignazio Schirru percepisce 17.820 euro lordi all'anno, mentre ai consiglieri spetta un gettone di 142 euro a seduta. Al vicepresidente invece va uno stipendio annuale di 4.455 euro, di poco inferiore a quello dei revisori dei conti (4.989 euro).
Al presidente della Camera di commercio è riconosciuta una indennità di 44.550 euro lordi all'anno, il vicepresidente prende invece 11.137 euro, i membri della giunta 6.682, ai consiglieri va un gettone di 356 euro a seduta. Il presidente dei revisori dei conti incassa un'indennità di 17.820 euro, mentre i revisori effettivi si fermano a 12.474 euro. Tutti gli importi hanno subito diverse riduzioni negli anni: il presidente della Camera di commercio, ad esempio, nel 2005 guadagnava 55mila euro, il suo vice 13.750.
Una cura dimagrante che ha riguardato anche l'azienda speciale di viale Diaz: il presidente della Fiera nel 2005 incassava 22mila euro all'anno, mentre il gettone di presenza dei consiglieri era di 176 euro. Le prime riduzioni sono arrivate nel 2006, quando la legge impose il taglio del 10 per cento sui compensi percepiti dagli organi camerali. Una seconda limatura, sempre del 10 per cento, alla fine del 2011, ha portato il totale delle indennità e dei gettoni ai livelli di oggi. (m.r.)