Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Il rione scuote il Municipio

Fonte: Sardegna Quotidiano
8 febbraio 2013

Su Stangioni

 

numeri 192 Le migliaia di metri quadri alle porte di Cagliari su cui dovrebbe sorgere il quartiere. 2005 L’anno in cui è stato presentato il progetto, rimasto per tempo chiuso nei cassetti del Comune. 180 I milioni che, secondo i proprietari, il Comune dovrebbe pagare per lo stop.

Più che divisione, confusione: per Su Stangioni, in Consiglio comunale ognuno ha una ricetta. E prevale il “No ”. Il possibile danno di 180 milioni di euro, sventolato dai proprietari dell’area in caso di mancata nascita del nuovo rione sembra esserci tutto, ma passa quasi in secondo piano. Prima ci sono equilibri politici, traballanti, da tenere in piedi. Così, i 192mila metri quadri di San Lorenzo rischiano di essere un problema da “co - dice rosso”. Curioso, per un progetto rimasto più tempo chiuso in un cassetto, dal 2005 a oggi, che tirato fuori e analizzato. C’èFabrizio Rodin, vice capogruppo Pd: «Il partito non si è espresso. Nessuna spaccatura, stiamo valutando tutto, la linea che esce sarà unica - assicura - io stesso voglio avere un’idea chiara. È una vicenda complessa, i nostri tecnici dovranno dirci tutto, anche sulla possibile causa legale». Il collega di partito Marco Murgia ha già le idee chiare: «No a Su Stangioni. Serve un progetto generale per l’edili - zia residenziale pubblica inutile allargare la città, inoltre gli abitanti non comprerebbero mai nei negozi del centro».Come vede il progetto Sel, il partito del sindaco? L’analisi del capogruppo Sergio Mascia non lascia spazio a dubbi. «Un bellissimo progetto, ma tarato per 10 anni fa. Cagliari non ne ha più bisogno, meglio privilegiare l’esistente. L’obbiettivo è riportare abitanti in centro, non in periferia - afferma Mascia, e sulla possibile penale nota che - si deve valutare a che livello è arrivata la pratica, se il Comune ha già contratto o meno l’ob - bligazione » . Nelle fila dell’opposizione di palazzo Bacaredda, il capogruppo Pdl Giu - seppe Farris mette in guardia dal possibile esborso economico: «Il Comune rischia l’ennesimo colossale risarcimento danni, dopo Tuvumannu, Tuvixeddu e il tunnel sotto via Roma, finirebbe gambe all’aria come Catania e Parma. C’è un progetto da 180 milioni di euro, sono tantissimi soldi privati». Farris non rinuncia a alcune stoccate: «Vorrei capire cosa è cambiato rispetto a due anni fa, quando ci fu l’unanimità del Consiglio. Ancora una volta la maggioranza è spaccata sugli appuntamenti dell’urbani - stica, tra posizioni estreme, con quel quelle più moderate che faticano a emergere ». Il capogruppo di Ancora per Cagliari, Anselmo Piras, ha un’altra idea per Su Stangioni. «Serve andare avanti, ma un quartiere è zona pubblica, non privata. Le automobili devono transitare, per le esigenze della collettività. Non si costruisce nulla minacciando», osserva, riferendosi alla promessa della causa milionaria fatta dai proprietari del terreno. «La fuga in avanti di Andrea Scano, che interroga il Consiglio per sondare la proposta di cambio del piano attuativo, non parlandone in commissione, è assurda - commenta Piras - nasconde un contrasto con l’assessore Frau, con la sua stessa parte politica, o suoi interessi nascosti?». Telegrafico, dal Patto Per Cagliari, Pierluigi Mannino: «Su Stangioni è progetto avveniristico, non serve. Recuperiamo l’esistente, nuovi abitanti fuori città sono un danno economico, anche per il commercio » .

Paolo Rapeanu

 

IL NODO URBANISTICA E FUTURO DELLA CITTÀ

In ballo non c’è solo Su Stangioni. La vicenda della maxi lottizzazione alle porte della città tocca alcuni punti nevralgici per l’amministrazione cagliaritana. Il primo, e forse più importante, riguarda le scelte sulle politiche della casa. Il sì o no ai proprietari dei terreni di San Lorenzo ha diverse implicazioni: il Comune vuole consentire che vengano realizzate nuove case, che si caratterizzerebbero per i costi (sulla carta) ridotti rispetto a quelle sul mercato? Oppure decide di trovare la strada per far occupare quelle che sono state edificate in passato e, per mille ragioni, con la crisi in cima alla lista, sono rimaste vuote? Che fare con l’edilizia popolare (snobbata dalle precedenti amministrazioni), tema sul quale qualche risposta è arrivata, con il recupero di alcune vecchie strutture, come scuole dismesse, che diventeranno tetti per i cagliaritani? I prezzi sono alle stelle, le giovani coppie da anni scappano, la città si spopola. È possibile arginare il fenomeno? E come?