Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Al Massimo uno spettacolo per l’ultima fuga del Pirata triste

Fonte: Sardegna Quotidiano
7 febbraio 2013

PANTANI

 

Achi lo interrogava sul perché tentasse l’allungo a ogni salita, Marco Pantani rispondeva con un mezzo ghigno sul volto scarno e tirato: «È il modo migliore per rendere più breve l’agonia » . Nato nel 1970 a Cesena, passato professionista nel ‘92, il Pirata (così amavano chiamarlo i suoi tifosi, per via della bandana che gli copriva la testa pelata e che puntualmente gettava all’aria una volta deciso di partire all’attacco) é considerato uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France. Fortissimo, praticamente imprendibile in salita, ma anche molto sfortunato. La sorte iniziò ad accanirsi contro di lui nel 1995, quando saltò il Giro a causa di un incidente automobilistico. Nell’otto - bre dello stesso anno, dopo essersi classificato terzo al Mondiale, venne travolto da un fuoristrada: rischiò la vita, ma cinque mesi dopo era di nuovo in sella. Il 1998 fu l’anno d’oro del “Pirata”: doppietta Giro-Tour, impresa riuscita solo a Coppi, Merckx e pochi altri. Ma nuove ombre andavano addensandosi su Pantani: quelle del doping, a causa del quale fu squalificato dalla corsa rosa nel 1999. «Ho sopportato tante sofferenze, ma da questa sarà dura riprendersi». Parole profetiche quelle del ciclista che, tornato alle corse nel 2000, cadde vittima nei tre anni successivi di profonde crisi depressive. Fu ritrovato cadavere nella stanza di un residence di Rimini il 14 febbraio 2004: «Edema polmonare provocato da un’overdo - se di cocaina » fu il referto del medico. Pantani, la sua epopea, il mistero che avvolge la sua fine: al teatro Massimo va in scena, sabato e domenica, una pièce firmata da Ermanna Montanari e Marco Martinelli (sua anche la regia) che ripercorre la vita del del corridore romagnolo. Il testo di Martinelli, si legge nella presentazione, affonda nelle viscere dei nostri giorni e della società di massa che chiede sacrifici e capri espiatori. Attorno alle figure di Tonina e Paolo, i genitori del campione che ancora chiedono giustizia per la memoria infangata del figlio, il regista mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi, che come un rito antico ripercorre le imprese luminose dell’eroe. I genitori di Marco, figure archetipiche di una Romagna anarchica e carnale, sono sospese come l’Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell’amato: cercano verità, e non avranno pace finché non l’avranno ottenuta. “Pantani ” va in scena a Cagliari per la rassegna del Teatro Stabile della Sardegna, che per domenica mattina ha organizzato una manifestazione dedicata ai cicloamatori. L’appunta - mento è per le 10 in piazza Giovanni XXIII per una pedalata che si snoderà lungo piazza Michelangelo, via Pergolesi, via Tuveri, piazza Repubblica, via Dante, largo Carlo Felice, piazza Jenne e corso Vittorio Emanuele. Al traguardo si terrà l’inaugu - razione del parcheggio comunale destinato alle biciclette, cui seguirà l’incontro con Marco Martinelli. «Non lo so quello che è successo a Madonna di Campiglio, ma scoprirò la verità. Pagherò se c’è bisogno, ma lo verrò a sapere, perché è là che gli è piombata addosso la vergogna, e di quello è morto». Attorno a queste parole, pronunciate dalla madre di Pantani, il testo di Martinelli «costruisce un affresco sull’Italia degli ultimi trent ’anni, l’enigma di una società malata di delirio televisivo e mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere alla gogna i suoi eroi di carne ». Scrisse Gianni Mura all’indomani della scomparsa del ciclista: «Anche nei momenti più belli sei stato segnato da un’ombra presaga. So che ti sei lasciato andare e poi lasciato morire, e che questa sofferta deriva, quest’elastico sulla corda tesa, queste curve sul buio, altro che la discesa dell’Aspin, meriterebbero un silenzio che il mio mestiere non consente». Ma al Massimo non ci sarà silenzio, ma solo applausi. Per l’ultima fuga del Pirata. F. M.