Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Il pm: condannate tutti i gestori

Fonte: Sardegna Quotidiano
7 febbraio 2013

Chioschi

 

TRIBUNALE Requisitoria nel processo contro i titolari di 17 baretti del Poetto accusati di abusi edilizi: sollecitate pene che arrivano fino a un anno e mezzo. Vecchie strutture fuori norma dal 1987

Mentre sui chioschi del Poetto infuria il vento della polemica e piovono proposte e suggerimenti miste a soluzioni da campagna elettorale, corre spedito verso la conclusione il processo a carico dei gestori di 17 chioschi accusati a vario titolo di occupazione illegale di suolo pubblico e violazione delle norme urbanistiche e paesaggistiche. Contestazioni per le quali ieri, al termine della sua requisitoria, il pm Gaetano Porcu ha chiesto che i titolari dei baretti vengano condannati a pene che vanno da un massimo di un anno e sei mesi a un minimo di due mesi di reclusione. Il pubblico ministero ha sollecitato 1 anno e sei mesi per Maria Giovanna Cossu del “Golden Beach” e un anno e tre mesi per Cinzia Erriu del “Corto Maltese.”Un anno e due mesi è la pena chiesta per Luigi Lampis della “Dolce vita“, per Valter Casula del “Ca - lipso“, per Anna Frongia de “Il Nilo“, per Sandro Angioni e Donata Ledda dello “Zen“, per Maurizio Marongiu del “Twist Bar“, per Maria Assunta Cabras del “Palm Beach” e per Giovanni Cogoni della “Sella del diavolo.” Un anno invece è stato chiesto per Antonio Congera del “Capolinea” così come per Pierluigi Atzori dell’“Ara Macao“, per Maurizio Cabras del “Fico d’india“, per Piero Maci del “Mirag - gio“, per Alessandro Murgia dell’“ Emerson” e per Luciano Spiga dell’“ Oasi. ” Mentre sono stati sollecitati dieci mesi di condanna per Sandro Angioni de Le “Palmette ” e due mesi per Santina e Eliseo Carta de “La lanterna rossa”. Stando alle indagini, negli anni le strutture – nate da un’autorizzazione provvisoria rilasciata nel 1987 e scaduta a ottobre di quello stesso anno – sono rimaste fuori dallo steccato della legalità mentre si allargava quello dei perimetri e crescevano le attrezzature che hanno invaso la spiaggia. Un abusivismo rimasto incontrollato fino all’inchiesta della procura che ha fatto da pungolo anche agli accertamenti del Comune culminati con un’ordi - nanza di demolizione, firmata nel 2009 dagli uffici, che però si è arenata in attesa del Pul, il piano di utilizzo dei litorali. È questo l’unico strumento che consentirebbe di superare la temporaneità che devono rispettare i baretti e tutte le strutture che sorgono su un arenile. Ma il Pul – che la città aspetta da oltre 20 anni come fosse Godot – non venne approvato in tempo per salvare i chioschi e nel 2011 si tornò a parlare di smantellamenti. Le ruspe stavano per entrare in azione pur di fermarle, l’allora primo cittadino Emilio Floris, l’ultimo giorno del suo mandato, firmò una serie di ordinanze che sospendevano i lavori. Una trovata che è costata, a lui e all’ex segretario generale del Comune Pietro Cadau, l’accusa di falso e abuso d’uffi - cio con richiesta di rinvio a giudizio che verrà discussa il prossimo 28 febbraio. Ora, di nuovo nel pieno di una campagna elettorale, sulla spiaggia si torna a giocare una partita importante a colpi di leggine, applicazione di norme vigenti e ordinanze di demolizione. Nel dubbio i gestori hanno deciso di non smontare, una scelta rischiosa: se venissero accertati nuovi abusi potrebbero perdere la concessione. Maddalena Brunetti