Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

MA PERCHÉ IL CAGLIARI NON VA AL SANT’ELIA?

Fonte: Sardegna Quotidiano
7 febbraio 2013

MA PERCHÉ IL CAGLIARI NON VA AL SANT’ELIA?

 I rossoblù tornino nel vecchio stadio Non nell’interesse di Cellino né in quello di Zedda. Ma nell’interesse dei tifosidi

Luigi Coppola

Il clima elettorale, pur in pieno inverno, sembra costituire l’ha - bitat ideale per le mosche cocchiere, offrendo spazio a chiunque, senza idee proprie convincenti, cavalca demagogicamente ogni delusione, ogni protesta per trovare spazio, visibilità ed anche voti. È sempre accaduto anche se in passato forse in misura minore e con un pizzico di civiltà. Ora la situazione al “mercato dei voti” è evidentemente più difficile se anche le vicende del Cagliari calcio sono oggetto di assalti alla diligenza, di difese interessate, di interrogazioni parlamentari, e addirittura (tentativo di automutilarsi per far dispetto alla moglie!) di inviti a ritirare la squadra dal campionato. L’augurio è che almeno nelle vicende del calcio, che è cosa seria, la ragione finisca con il prevalere e che quindi si trovi, in pochi giorni, per Cagliari-Milan una soluzione adeguata e rispettosa delle norme da una parte e di gran parte delle attese dei tifosi dall’altra. Questa vicenda dello stadio, però, dovrebbe indurre il Cagliari e il suo presidente ad una riflessione approfondita, serena, ponendo un obiettivo netto: la squadra rossoblù deve tornare a giocare al Sant’Elia. Nello stesso tempo è ora che il Comune di Cagliari, che ha tante ragioni, eviti nei fatti d’essere complice delle amministrazioni che hanno preceduto l’attuale e che hanno finto che il problema Stadio S. Elia non esistesse. A parziale giustificazione di Delogu e Floris si può dire che il medico pietoso ha reso la piaga puzzolente? Ora, inutile girarci intorno, è una questione di soldi. Lo stadio va rimesso a posto e servono molti quattrini. Il comune, da parte sua, si accinge a varare progetti per oltre trenta milioni di euro per il quartiere S. Elia, il porticciolo, il canale di Terramaini. Una ragione valida per porsi il problema, in questo contesto ambientale risanato e valorizzato, del ruolo che deve avere lo stadio. D’altra parte se Cellino, anziché giocare a braccio di ferro prima con il sindaco Floris poi con il sindaco Zedda, meglio consigliato e anche meglio tutelato sul piano della comunicazione avesse cercato di chiarire da subito, con la nuova amministrazione, la situazione complessiva, che vede responsabilità del Cagliari da una parte, per la manutenzione ordinaria, e del Comune per quella straordinaria, il problema sarebbe stato ampiamente avviato a soluzione con soddisfazione di tutti. Cellino, forse convinto che la carica di presidente del Cagliari lo rendesse così forte da affrontare alla pari i diversi poteri costituiti, ha prima mandato al diavolo l’amministrazione comunale di Cagliari per tentare il progetto dello stadio ad Elmas, consapevole delle grosse difficoltà che sarebbero sorte (come infatti sono sorte), poi ha avuto l’idea, molto costosa per le casse sociali, di ristrutturare il campo sportivo di Quartu. Una ristrutturazione complessa al punto che ancora non c’è la piena disponibilità: la gara con la Roma non è stata disputata, quella con la Juve si è giocata a Parma. In altri tempi la società Cagliari, con il suo presidente, e il Comune di Cagliari, con il suo sindaco, avrebbero cercato di incontrarsi mettendo le carte in tavola, assumendo ciascuno le proprie responsabilità e ottimizzando le risorse disponibili per rendere nuovamente agibile il Sant’Elia. Non nell’interesse di Cellino, non nell’interesse di Zedda bensì nell’interesse di migliaia e migliaia di tifosi, di decine di commercianti, di una città che non potendo contare sullo stadio e sulla squadra risulta “fuori dal giro” dei flussi di tifosi che spesso sono i primi “venditori ” delle bellezze di Cagliari e della Sardegna. Insomma giocare ancora a far la vittima con i funzionari dell’ordine pubblico, burocraticamente chiamati a rispettare e far rispettare le norme, non porta da nessuna parte. Si è ancora in tempo, invece, per riprendere il discorso del ritorno a casa – lo stadio Sant ’Elia –che è bene pubblico (come la squadra!) e se ne giustifica l’esisten - za se riesce a soddisfare le esigenze di un club privato come il Cagliari (che non può pretendere d’essere ospite gratuito) ma ancora di più le esigenze di migliaia e migliaia di tifosi.