Rassegna Stampa

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Abusi edilizi al Poetto, il pm chiede le condanne per i gestori dei baretti

Fonte: web cagliaripad.it
7 febbraio 2013

Il pubblico ministero Gaetano Porcu ha chiesto condanne da un anno e sei mesi a 2 mesi di reclusione per 18 titolari dei chioschi finiti a processo per le presunte costruzioni illecite sulla spiaggia
Veronica Nedrini,
redazione@cagliaripad.it
 

Si avvia a conclusione il processo a carico dei titolari dei Chioschi del Poetto accusati a vario titolo di abuso edilizio, occupazione illegale di suolo demaniale e violazione delle norme paesaggistiche. In tarda mattinata il pubblico ministero Gaetano Porcu, titolare dell'inchiesta, ha chiesto al presidente della Seconda sezione del Tribunale 19 condanne. Da un massimo di un anno e sei mesi a un minimo di due mesi d’arresto, a seconda dei reati contestati a ciascuno.

La pena più pesante, a un anno e sei mesi, è stata sollecitata per la titolare del Golden Beach, Maria Giovanna Cossu. Un anno e due mesi sono stati chiesti per Luigi Lampis, titolare del Dolcevita, Cinzia Erriu del Corto Maltese, Walter Casula del Calipso, Anna Frongia del Nilo, Sandro Angioni e Donata Ledda dello Zen, Maurizio Marongiu del Twist, Giovanni Cogoni della Sella del Diavolo e Maria Assunta Cabras del Palm Beach.

Ancora richieste, ad un anno per Piero Marci, titolare del Miraggio, Luciano Spiga dell'Oasi, Pierluigi Atzori dell'Ara Macao, Maurizio Cabras del Fico d'India, Antonio Congera del Capolinea e Alessandro Murgia dell'Emerson.

Richieste pene minori per il titolare delle Palmette, Sandro Angioni, e per i titolari della Lanterna Rossa, Santina e Eliseo Carta, per i quali son stati chiesti due mesi di arresto poiché non avrebbero violato le norme paesaggistiche.

Il pubblico ministero durante la requisitoria ha contestato la costruzione di «volumetrie addizionali utilizzate per un servizio di ristorazione che dura tutto l’anno». «Per questo – ha detto il magistrato – si tratta di una violazione urbanistica di duplice profilo»: da un lato costruzioni «prive di concessione edilizia», dall’altro «difformi da quelle approvate».

Durante il processo i titolari dei chioschi, difesi per la maggior parte dall’avvocato Matteo Pinna, hanno dovuto dimostrate, fatture alla mano, come parte di quelle modifiche non erano recenti. Ma per il magistrato, molte delle testimonianze «non sono supportate da un riscontro oggettivo e si scontrano con i diversi sopralluoghi fatti nel 2009», anno in cui la Procura cagliaritana aveva aperto l’inchiesta.

Nella prossima udienza, fissata per il 4 marzo la parola passa alla difesa. Poi la sentenza.