Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Area tossica l’Eni: subito la bonifica

Fonte: Sardegna Quotidiano
6 febbraio 2013

Santa Gilla

 

AMBIENTE

Analisi choc, terreni gonfi di sostanze pericolose La multinazionale dell’energia assicura: «La settimana prossima presentiamo il piano di caratterizzazione, poi via agli interventi»

Un piano di intervento immediato e, subito dopo, la bonifica di tutta l’area. L’Eni ha deciso: «La settimana prossima presenteremo agli enti competenti un piano di caratterizzazione per l’area dell’ex deposito di via Santa Gilla. Poi procederemo con l’intervento». E così gli ettari di terreno contaminati di Sant’Avendrace, che un tempo ospitavano una struttura dell’Agip, dovrebbero essere ripuliti. Gli uffici della multinazionale assicurano che i lavori saranno immediati.

L’ALLARME A SANT’AVENDRACE La fretta è imposta dai risultati delle analisi su un campione di terra prelevato dallo spazio tra via santa Gilla e la ferrovia, a ridosso del cavalcavia di viale dei Giornalisti: un chimico di uno studio di Matera, interpellato dalla società che stava provvedendo allo smontaggio degli impianti di sollevamento delle falde, ha rilevato la presenza di rifiuti ecotossici. La classificazione attribuita è H14: “Sostanze e preparati che presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per uno o più settori dell'ambiente ”. E lì, a due passi, c’è la laguna di Santa Gilla nella quale finiscono, col saliscendi delle maree e attraverso le falde, gli idrocarburi di cui è gonfio il terreno dismesso dall’Eni. Dal colosso dell’energia tengono a spiegare: «Non utilizziamo la struttura dal 2006, ma non abbiamo mai smesso di monitorare la situazione. È stato anche avviato, nel frattempo, un intervento di bonifica come il landfarming. Alla luce dei risultati delle analisi interverremo comunque in tempi rapidi». L’area gonfia di idrocarburi, aggiungono dall’Eni, è delimitata e il fenomeno non interessa tutta la loro proprietà. All’interno delle mura c’è anche uno scavo controllato dalla Soprintendenza ai beni archeologici, che ha conservato e classificato anche alcuni reperti risalenti, pare, al periodo punico. Adesso lo spazio, a ridosso delle abitazioni, è abbandonato. Il campanello d’allarme, dopo anni di silenzio (durante i quali l’Eni aveva ottenuto di essere esentato dalla bonifica) ha incominciato a suonare a ottobre del 2012, quando la Bng di Matera ha fatto partire l’inter vento di rimozione dell’impianto di emungimento (un sistema di pompe) piazzato per monitorare la falda. Sono bastate due buche e a solo un metro di profondità sono venuti fuori 30mila litri di idrocarburi: benzina che inzuppava il terreno dopo anni di utilizzo.

Nell’aria si è diffuso un tanfo insopportabile e alcuni abitamti della zona si sono preoccupati di cosa stesse succedendo sotto le loro finestre e si sono riuniti in comitato, affidando la tutela dei loro interessi agli avvocati dell’associazione Casa dei Diritti. Lo smaltimento di quanto affiorato, secondo il chimico che ha effettuato le analisi, può essere effettuato in impianti specializzati, che in Sardegna non ci sono. Adesso l’Eni, che ha sporcato in passato, promette di risolvere la situazione: la conta delle spese necessarie deve ancora essere effettuata. E. F.