Cagliari, blitz dei carabinieri in Comune. Sotto accusa per peculato un cassiere del Banco addetto allo sportello di tesoreria
di Paolo Matteo Chessa
CAGLIARI. Faceva la cresta sugli assegni erogati in favore degli indigenti dal Servizio sociale del Comune, intascandosi la parte decurtata. È questa l’ipotesi su cui si basa l’indagine condotta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia sull’operato di un cassiere del Banco di Sardegna, in forza allo sportello di tesoreria comunale, ubicato all’interno del palazzo municipale della via Roma. Ed è appunto lì che ieri mattina gli uomini dell’Arma hanno effettuato un vero e proprio blitz, passando letteralmente al setaccio l’ufficio del presunto cassiere infedele, portandosi via una piccola montagna di documenti cartacei, copiando a quanto pare l’intero contenuto del computer in uso a Mario Cocco, 55 anni – questo è il nome dell’uomo, formalmente indagato per peculato – che pare fino a ieri negli anditi del municipio fosse considerato al di sopra di ogni sospetto.
Invece i sospetti ci sono stati, eccome, quantomeno da parte dei carabinieri della compagnia guidata dal capitano Paolo Floris, che attraverso una delle stazioni diversi mesi fa hanno cominciato a raccogliere i primi segnali che qualcosa all’interno della tesoreria non andavano, diciamo così, per il verso giusto. E a mettere per primi sul chi vive gli investigatori dell’Arma pare siano stati proprio alcuni destinatari degli assegni decurtati. Da lì l’avvio di controlli molto discreti da parte dei carabinieri (che quasi simultaneamente hanno consegnato una prima informativa al sostituto procuratore della Repubblica, Marco Cocco, lo stesso magistrato che ha autorizzato le perquisizioni eseguite ieri mattina) nei confronti di questa specie di Robin Hood al contrario, che stando all’ipotesi investigativa rubava ai poveri per arricchire se stesso. Mesi d’indagini, si è detto, durante le quali non è escluso che siano stati messi sotto controllo anche i telefoni del cassiere, e che probabilmente hanno avuto una qualche svolta nelle ultime 48 ore, visto che gli uomini dell’Arma sono corsi in Procura per chiedere e ottenere i mandati di perquisizione. L’uso del plurale non è casuale, perché oltre all’ufficio in municipio i carabinieri hanno “radiografato” anche l’abitazione di Mario Cocco nel quartiere Marina. Prematuro, se non azzardato, fare ipotesi sul “giro d’affari” del presunto cassiere infedele, anche se voci in libertà raccolte nel palazzo di via Roma parlano di una cinquantina di casi.
«Non si possono né confermare, né smentire simili ricostruzioni. – tagliano corto gli investigatori dell’Arma – La documentazione da controllare è davvero tanta e ci vorrà del tempo». E a voler dar credito sempre alle voci, nell’operato di Mario Cocco (che sicuramente il Banco di Sardegna ha precauzionalmente sospeso dall’incarico) ci sarebbe anche qualcosa di poco chiaro nella gestione di danaro destinato a funzionari del Comune.
Tornando all’ipotesi di reato, va detto che quella di peculato si configura perché pur essendo dipendente di un istituto di credito privato in qualità di Tesoriere l’uomo “gestiva” danaro pubblico. Lo stesso che – se la sua responsabilità verrà dimostrata – non avrebbe esitato a intascarsi, infischiandosene del fatto che fossero soldi destinati a persone sostanzialmente in lotta quotidiana contro la miseria. Ma lui, Robin Hood al contrario, forse non si è neppure posto il problema, continuando a far la cresta sugli assegni dei poveri.