Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Pinuccio Sciola: la “Città sonora” in un calendario

Fonte: L'Unione Sarda
21 gennaio 2013


Ieri la presentazione

Se non fosse il titolo del calendario che lo vede protagonista, “Città sonora”, di questi tristi tempi pre-elettorali, potrebbe essere assimilato alla sigla di uno dei tanti partiti personali. E attenzione, maestro Sciola, che, dopo il calendario, non sia il partito, la nuova tentazione! Anche se non sarebbe per niente male dare concretezza all'utopia delle città sonore di Pinuccio Sciola. Per chi è rimasto ai litofoni dello scultore di San Sperate, alla sorpresa del suono che si libra dalla pietra lasciando basito l'uomo della strada e il musicologo, l'architetto e il musicista, la “città sonora” è il passo successivo, celebrato ufficialmente nel maggio 2011 a Madrid, quando l'Istituto italiano di Cultura, diretto dal musicologo Carmelo Di Gennaro, ha fatto allestire una sontuosa sala dai grandi specchi con l'utopia dello scultore sardo: blocchi bianchi di calcare e scuri di basalto, tutti sonanti, assemblati come fossero grattacieli e ponti, ondulati o squadrati, che si moltiplicavano nel gioco degli specchi dell'antico palazzo, creando una maquette di città avveniristica, fra Dubay e Blade Runner, dove ogni palazzo emetteva musica e luce propria.
Un'intuizione trasversale, che parte dalla scultura per intersecare architettura e suono: ci sta, nella fervida mente di un artista che l'assessore comunale alla Cultura Enrica Puggioni ha definito «fra i massimi interpreti visionari», sottolineando l'aggettivo. L'occasione per riparlare della “città sonora” è stata data ieri sera, al Palazzo di Città di Cagliari, dalla presentazione del nuovo calendario realizzato da Compucart, che dal 2003 stampa calendari non comuni né stupidi su temi culturali sardi. Sala gremita, con la direttrice dei Musei civici Anna Maria Montaldo, il coordinatore del progetto Simone Cavagnino, Ivan Botticini della Aes e il presidente della Compucart Gian Giacomo Cocco, per una quasi festa di famiglia: perché, nel frattempo, Pinuccio è pure diventato nonno per la prima volta.
E alla festa c'è anche lui, Lorenzo, di appena una settimana, a sentire già parlare del nonno, poverino! Un nonno simpaticamente ingombrante, che lo incanterà con la magia di questi suoni che le sue mani sanno fare uscire dalla pietra e che raccontano tante storie, di quando il mondo si è formato e ha rappreso dentro alla materia la musica primigenia. Poi arriva lui, il nonno, “nato dalla pietra”, come ama definirsi anche nella carta d'identità declamata, ieri sera, da Rita Leone, e quel suono lo resuscita, lo rianima, lo restituisce al presente, chiamando in vita anche il grande John Cage, che già aveva avvertito: il suono è in ogni cosa, il silenzio non esiste.
Tornando al calendario, le suggestive foto su fondo nero sono di Attila Kleb, le didascalie di Leonel Mitre. Forse dello scultore sarebbe bastato un solo ritratto, per lasciare che fossero le immagini della sua visionaria città a parlare. Anzi, a suonare.
Raffaella Venturi