Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I gabbioni sopra le tombe? «Ingegneria naturalistica»

Fonte: La Nuova Sardegna
18 gennaio 2013

 

Si difendono in tribunale l’ex dirigente comunale Zoccheddu e l’archeologa Salvi Il 22 febbraio si apre la discussione con le richieste del pubblico ministero Caria





CAGLIARI. I famigerati gabbioni di metallo e pietre costruiti attorno all’area archeologica di Tuvixeddu, alcuni sopra le tombe, non sono altro che opere di «ingegneria naturalistica» e sono stati realizzati «nella convinzione che fossero pienamente conformi al progetto» e ne rispettassero «le linee essenziali»: l’ha sostenuto Paolo Zoccheddu, ex responsabile dell’edilizia pubblica del Comune, che ieri ha risposto alle domande del pm Daniele Caria e del difensore Massimo Delogu al processo in tribunale nato sui lavori illegali compiuti sul colle di Punici. Carte alla mano, il tecnico ha contestato punto per punto le accuse di danneggiamento e di violazione delle norme edilizie affermando che la scelta di costruire i gabbioni era legata all’esigenza di delimitare l’area sepolcrale con strutture «leggere», per le quali non era necessario scavare fondazioni profonde, con uno spessore che non superasse i cinquanta centimetri. Sistemati i gabbioni - chiamati nel corso degli anni anche fioriere - l’intervento prevedeva la sistemazione di «piante ed essenze». I lavori vennero però fermati bruscamente per decisione della Procura, che sequestrò il cantiere. Così sono rimasti a metà e l’attuale amministrazione comunale non è riuscita a rimuoverli per il rischio di danneggiare ulteriormente le tombe.

Zoccheddu ha chiarito fra l’altro di aver chiesto e ottenuto l’accertamento di conformità per tutte le opere tra marzo 2009 e la fine del 2010.

Diversa la linea difensiva di Donatella Salvi, l’archeologa della sovrintendenza difesa dall’avvocato Michele Loy: ha sostenuto di aver svolto sino in fondo il proprio compito che non era di vigilare sui lavori in corso, ma di dirigere il cantiere archeologico e gli scavi. Nessun coinvolgimento quindi - questa è la difesa - nelle scelte tecniche compiute nell’area della necropoli, gabbioni e altri manufatti di cemento. Quello della Salvi - ch è imputata di falso - era semplicemente un compito di direzione scientifica e come tale dev’essere valutato. Per la realizzazione di muraglioni difformi dal progetto attorno all'area sepolcrale di Tuvixeddu e per la costruzione di un complesso edilizio su viale Sant'Avendrace sono imputati anche l'ingegnere del servizio pianificazione del territorio Giancarlo Manis, il direttore dei lavori Fabio Angius e il costruttore Raimondo Cocco. Il processo è ormai giunto in dirittura d’arrivo, il presidente del tribunale Mauro Grandesso ha fissato per il 22 febbraio la discussione. Parlerà il pm Caria e le parti civili. Nell’udienza successiva sarà la volta dei difensori. Sono Benedetto Ballero, Massimiliano Ravenna, Pierluigi Concas, Massimo Delogu e Michele Loy. (m.l)