Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Amleto visto da Amleto: una partita a scacchi, persa

Fonte: L'Unione Sarda
12 dicembre 2012


Stasera alle 20,45 al Massimo di Cagliari per la stagione “M'illumino di prosa”

Il Teatro del Carretto rilegge il dramma scespiriano
Amleto guarda Amleto e da protagonista scrive una sorta di diario nel quale i personaggi che affollano la sua vita, e forse accendono la sua follia, diventano fantasmagoriche figure. Pedine di un gioco di scacchi in cui lui è l'ultima vittima. L'originale e appassionata rilettura dell'opera scespiriana è della regista Maria Grazia Cipriani, anima del Teatro del Carretto di Lucca, in scena da stasera (ore 20,45) a domenica al Massimo di Cagliari, per la rassegna “M'illumino di prosa” del Cedac. Una proposta teatrale che ha raccolto un grande riscontro, anche di critica, al quale si aggiunge il personale piacere della regista di presentarlo «in Sardegna dove - assicura con sincerità - ho sempre incontrato un pubblico capace di autonomia di pensiero e profonda capacità di analisi».
Costruito con «estrema fedeltà allo spirito del testo, così profondo e complesso, la nostra lettura nasce dal vedere la vicenda dalla parte di Amleto: è questa l'idea portante dello spettacolo. I personaggi diventano la percezione del protagonista che li rende ovviamente fantasmagorici. Amleto - osserva ancora la Cipriani - percepisce da subito il suo infelice destino e quasi lo costruisce, rivivendolo su una scacchiera in cui lui cade per ultimo».
Un travaglio di cui si coglie tutta la drammaticità nell'essenza del segno. Bastano, per esempio, una corona e una gorgera per distinguere Gertrude, la madre del principe di Danimarca, dall'amata Ofelia, le due donne portate in scena dalla stessa attrice (Elsa Bossi). «Una scelta dettata dal tormento di Amleto che nella sua mente sovrappone le due figure femminili. La delusione patita verso la madre gli rende difficile il rapporto con il mondo femminile». E Ofelia sarà la vittima innocente di tutta la tragedia. Lei stessa racconterà la sua morte scivolando nel ruscello, «un suicidio dolcissimo sotto una pioggia di fiori».
Spoglie, essenziali, potenti sono anche le scene e i costumi curati da Graziano Gregori, l'altra voce del Carretto: «Una stanza disegnata con pannelli rossi di un pesante tessuto, trapuntato, che permettono sia l'ingresso e l'uscita degli attori ma evocano una stanza di contenzione. La pazzia di Amleto non sarà mai risolvibile, resterà un mistero: è follia o no?»
«Non so se trent'anni fa, quando abbiamo iniziato - confessa ancora la regista - avremmo semplificato così la messa in scena, ma dopo anni di lavoro siamo arrivati all'essenza». Di certo la compagnia del Carretto continua a tenere viva la sfida del fare teatro in un paese dove è «agonizzante, dove non si investe più in cultura. La crisi è comune, non ha risparmiato altri paesi che però non hanno rinunciato a investire in arte. Un popolo che sta troppo a mollo nell'ignoranza è un popolo perdente». E l'ignoranza è sempre un terreno fertile.
In scena Alex Sassatelli, Elsa Bossi, Giacomo Vezzani, Nicolò Belliti, Giacomo Pecchia, Carlo Gambaro, Andrea Jonathan Bertolai. Per “Oltre la scena” l'appuntamento è al Mem il 14 alle 17,30.