Rassegna Stampa

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Zedda: non bastano le luminarie natalizie, serve la luce della speranza

Fonte: web Castedduonline.it
7 dicembre 2012

Il sindaco all'Anci
 

di Maurizio Bistrusso| Giovedì 06 Dicembre 2012 | 18:40

Massimo Zedda parla al consiglio direttivo dell'Anci e davanti a Napolitano afferma: la gente può fare a meno delle luminarie natalizie, ma non della voce della speranza. Ecco il discorso integrale del sindaco di Cagliari:  "Signor Presidente,mi unisco all'espressione di vivo ringraziamento formulato da chi mi ha preceduto per aver concesso questo incontro che vale a riaffermare, alto e forte, il sentimento della comune appartenenza e della condivisione dei vincoli di solidarietà nazionale, in una fase in cui tutte le istituzioni sono chiamate a contribuire e fronteggiare gli effetti della crisi e a determinare le possibilità del risanamento non solo economico ma anche morale e civile del Paese. Al ringraziamento non formale per l'opportunità data, unisco da parte mia il più sentito apprezzamento positivo per il ruolo di guida che Ella ha svolto e svolge, con fermezza ed equilibrio. E' di conforto per tutti, ed in particolare per chi ha la responsabilità della amministrazione pubblica a livello locale, sapere che in così grave tempesta la nave non è priva di buon nocchiero.

Ed è proprio il sentimento di stima e, per così dire, di affidamento che Ella merita e suscita in noi tutti, ad indurci a rappresentarLe la situazione di gravissima difficoltà in cui versano tutti i Comuni d'Italia, dai maggiori ai minori, diversi per collocazione geografica, per storia, per tradizioni e culture locali, ma uniti nel voler fare ciascuno la sua parte per il bene del Paese.

In questa sede mi sento di rappresentare non solo la condizione della mia città, Cagliari, ma di tutti i Comuni della Sardegna, Regione periferica e martoriata, le cui vicende Ella ben conosce. L'Istat, giusto pochi giorni fa, assegnava alla Sardegna un indice di disoccupazione pari al 14,6%; ma se si tiene conto del numero dei cassintegrati, cosiddetti, in deroga e di quanti, per rassegnazione, non si iscrivono neppure più nelle liste dei disoccupati, quel dato si attesta attorno al 17-18%; nella città di Cagliari la disoccupazione giovanile è calcolata attorno al 50%. Per molte famiglie il prossimo sarà un triste Natale. E sempre a Cagliari, per la prima volta le strade commerciali del centro non saranno vivacizzate dalle consuete luminarie; il Comune era ed è disponibile a fare la sua parte, i commercianti si dicono impossibilitati a contribuire alla spesa causa il crollo delle vendite, mentre sono centinaia i negozi che hanno definitivamente abbassato le serrande.Si dirà che le città, una volta tanto, possono fare a meno delle luminarie natalizie, e questo potrà essere anche vero. Ma le famiglie e le comunità non possono fare a meno di un'altra luce, più importante e vitale, quella della speranza. Quella luce che dopo tanto rigore, dopo tanti sacrifici, non è dato intravvedere.I Comuni stanno facendo la loro parte: con difficoltà, con tagli spesso dolorosi, con sofferenze anche gravi, acuite dalla consapevolezza del fatto che ad altri livelli, ed innanzitutto a livello delle amministrazioni centrali, non si sta facendo altrettanto.Authority, agenzie, consigli di amministrazione, livelli retributivi di mille e mille dirigenti che non trovano il corrispondente in nessun altro Paese d'Europa, tutto ciò è avvertito con un sentimento profondo di ingiustizia.

 

Nessuno di noi e nessun cittadino che abbia a cuore le sorti del suo Paese nega la crisi e la necessità di farvi fronte con misure di rigore; ma il punto è che il rigore ed i sacrifici dovrebbero essere commisurati alle possibilità di ciascuno, mentre l'impressione che si ha è l'esatto contrario. In una fase in cui chi ha di più dovrebbe dare di più, sono invece aumentate le diseguaglianze e nella difficoltà generale continuano a prosperare non la casta, ma le caste. A rigore avrebbero dovuto accompagnarsi politiche improntate alla giustizia sociale ed azioni tali da promuovere lo sviluppo. Si è visto solo il rigore. I Comuni chiedono di essere messi nella condizione di favorire la giustizia sociale e di concorrere alla promozione dello sviluppo mediante la leva degli investimenti: nei territori, nei centri storici, nei campi della cultura e dell'arte. Si può fare tanto anche con risorse non ingenti. Si controlli pure la spesa e l'efficacia di questa, si tagli ogni spreco, si ripulisca il sottobosco delle municipalizzate, ma non si riduca il ruolo dei Comuni alla mera riscossione di imposte. Si rivedano le modalità di incidenza del Patto di Stabilità sugli enti locali, che negano ogni possibilità di ripresa. Noi vogliamo fare per intero la nostra parte".