Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Vincitori e vinti nell’isola parlano una sola lingua «Centrosinistra al governo»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 dicembre 2012

 

La responsabilità di essere l’alternativa la sentono insieme bersaniani e renziani: «A Roma e anche qui un partito forte e unito per non deludere gli elettori»

 primarie  centrosinistra






di Umberto Aime

CAGLIARI. Valentina Sanna, presidente del Pd sardo, sta nel mezzo del corridoio che, nella sede regionale di via Emilia, fa da spartiacque fra quelli che stanno con Bersani e gli altri, i «renziani». Con la vittoria del segretario nazionale sempre più schiacciante, soprattutto in Sardegna, dice sicura dopo aver mimato un grande abbraccio: «Il partito ha dato una grande prova di democrazia. Abbiamo coinvolto di nuovo gli elettori nella politica. Ora non possiamo deluderli e mai che mai dobbiamo dividerci». Il suo appello è chiaro: «Dimostriamo subito di essere compatti prima, durante e dopo le prossime elezioni che siano Politiche o Regionali. Per questo la dico con Bersani, le primarie dovranno esserci per qualunque candidatura, al Parlamento o al Palazzo di via Roma. È questa la strada vincente: l’abbiamo percorsa bene e dobbiamo continuare a seguire, meglio». Al di là del risultato del secondo turno. Certo, ha stravinto Bersani, di sicuro ha perso Renzi, ma dentro il Pd i vincitori non fanno festa e gli sconfitti non sono tristi. C’è gran rispetto fra un gruppo e l’altro. Giampaolo Diana, capogruppo in Consiglio regionale e bersaniano, è sempre fianco a fianco con Chicco Porcu, consigliere regionale e renziano. Fra i due, solo sorrisi, pacche sulle spalle e strette di mano, mentre da Sassari il segretario regionale Silvio Lai (bersaniano) rilancia alle 21, via e-mail, la sua prima dichiarazione: «Voglio subito ringraziare i 2000 volontari che nell’isola hanno lavorato a questa seconda consecutiva domenica di primarie. Poi, dobbiamo dire grazie alla pazienza e alla caparbietà dei tanti elettori di centrosinistra che ci hanno confermato fiducia e voglia di partecipazione. E infine ai partiti della coalizione, che in Sardegna hanno lavorato bene e tutt’insieme per mettere le basi dell’alternativa». A Monti. Non c’è dubbio, il Pd da oggi in poi sente sulle spalle la responsabilità di essere un partito (o il partito?) di governo. Concetto ribadito dal deputato Paolo Fadda, bersaniano ma in minoranza nella segreteria regionale: «Finalmente con le primarie ha vinto la politica. Dall’elettorato è arrivato un messaggio di fiducia e questa volta non possiamo tradire gli elettori. Oggi tutto il centrosinistra deve sentire su di sè il dovere di vincere le prossime elezioni politiche». L’unità del partito e della coalizione è un comandamento sacro mai messo in discussione neanche dai «renziani», che forse nell’isola si aspettavano un distacco inferiore ma non si lamentano, a parte un accenno alle «penalizzanti regole bizantine». Chicco Porcu lo dice nella saletta dove mette assieme i voti dei 400 seggi sardi: «Dobbiamo tutti guardare con fiducia al domani e ripartire insieme da questa che è stata una bella sfida. Con saggezza e intelligenza chi ha vinto, dovrà scrutare bene l’orizzonte senza disperdere quel patrimonio di novità che Renzi ha portato in dote al partito». Gavino Manca, a Sassari è lui il primo grande elettore del sindaco di Firenze, lo ribadisce al telefono: «Grazie a Matteo il Pd ora è più vivo. L’entusiasmo di tanti giovani che hanno lavorato, partecipato e votato in questo doppio turno è il meraviglioso segnale che ci arriva dalla piazza e ora spetta al partito dare le risposte giuste al grande mondo delle primarie». Che ha voglia di vincere le prossime elezioni politiche e anche quelle regionali fra un anno e mezzo, o perché molto prima semmai in un unico ed entusiasmante «election day». Giampaolo Diana lo dichiara proprio: «Spero che gli alleati di questa inconcludente giunta Cappellacci stacchino in fretta la spina. Devono farlo molto prima del previsto: adesso, subito. Altri diciotto mesi di governo del centrodestra sarebbero una disgrazia per la Sardegna». È il segnale che il Pd sardo marcerà a tappe forzate per rovesciare anche Cappellacci. Chicco Porcu sta proprio da questa parte: «Con i moderati, in Sardegna, il Pd deve parlare direttamente. Non deve accontentarsi di una parte o dell’altra di quell’elettorato, ma deve presentarsi a tutti come un grande partito di governo». Con Bersani al comando. «Al segretario – scrive Silvio Lai – abbiamo consegnato la guida del centrosinistra alle Politiche e anche una responsabilità forte per la ripresa dell’isola e delle parti più deboli del Paese». Il problema delle alleanze c’è e ci sarà, ma con la vittoria del segretario a uscire rafforzata è prima di tutto l’intesa con Sel. Lo conferma il segretario regionale del partito di Vendola, Michele Piras: «Sono molto soddisfatto. Il peso dei nostri voti si è fatto sentire anche al ballottaggio. L’unità col Pd si è consolidata. Con le primarie, abbiamo avuto la conferma che il popolo del centrosinistra vuole una politica connotata da temi sociali forti e dal lavoro». Giampaolo Diana è d’accordo («Abbiamo il dovere di ridare una speranza alla Sardegna»), Chicco Porcu sottoscrive («Nelle primarie, ci siamo confrontati finalmente sui problemi reali») e Silvio Lai lo ribadisce nella sua ultima dichiarazione a fine serata: «Il rilancio della Sardegna da oggi in poi può passare solo attraverso il governo del centrosinistra. A Roma e a Cagliari».