Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Spiagge, l'Ue dice no alla proroga

Fonte: L'Unione Sarda
4 dicembre 2012


Concessioni demaniali
 

Era tanto temuto quanto atteso. Il no di Bruxelles sulla proroga di 30 anni delle concessioni demaniali marittime rimbomba come un tuono, nel giorno in cui il Senato ha all'ordine del giorno lo scioglimento del nodo-spiagge. Un emendamento al decreto Sviluppo allunga infatti le concessioni sulle spiagge fino al 2045, inserito sotto il pressing parlamentare (e contro il volere del Governo): una norma benedetta per i balneari, che la considerano l'unica via per dare ossigeno al settore. O, per dirla con le parole del cagliaritano Alberto Bertolotti (Sib), «è decisione condivisa dall'unitarietà delle forze parlamentari e sindacali considerato l'appoggio di Confcommercio, Confindustria, Confesercenti, Cna». Motivo per cui, incalza il presidente regionale del Sib, «nonostante la decisione della Commissione europea fosse attesa. Il Governo deve battere i pugni in Europa per trattare e dare certezze al comparto».
BRUXELLES Il richiamo di Bruxelles è arrivato, dunque, alla vigilia dell'esame del decreto Sviluppo nell'aula del Senato, previsto per oggi, con il Governo che vuole mettere la fiducia. «Un rinnovo automatico di 30 anni non sarebbe compatibile con quanto prevede il diritto comunitario», sottolinea Stefaan De Rynck, portavoce del commissario Ue per il mercato unico Michel Barnier. Insomma, la maxi-proroga appare assai in bilico. I Verdi annunciano inoltre che ricorreranno all'Ue contro quello che dal Pd viene definito «un nuovo caso spiagge». Ma dal Pdl si chiede al governo di «tutelare i balneari». E gli stessi esprimono «meraviglia» per la «pronta presa di posizione del portavoce del Commissario europeo Barnier».
CASSA DEPOSITI E PRESTITI Un altro tema arriva all'esame della Commissione Industria del senato: il rapporto tra Cdp e Fondazioni. Un emendamento a firma Cinzia Bionfrisco (Pdl), sottoscritto anche da Udc e Lega, regola la materia della conversione delle azioni privilegiate in ordinarie. Si punta alla diluizione al 20% della quota delle Fondazioni nella Cdp lasciando spazio - spiegano i firmatari - all'ingresso dei privati. Il governo sarebbe d'accordo.