Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Storie e memorie di una famiglia di attori

Fonte: La Nuova Sardegna
20 novembre 2012



Il monologo di Tittino Carrara : il teatro itinerante e un’ arte antica tramandata di padre in figlio




di Enrico Pau wCAGLIARI C'è differenza fra i ricordi e la memoria? I ricordi sono personali, sono chiusi dentro la vita delle persone, ma la memoria è cosa viva, collettiva, è qualcosa che va oltre il ricordo, che coinvolge anche gli altri, che si può e si deve tramandare. E' per questo che Titino Carrara nel suo "Manuale d'Attore" visto nei giorni scorsi alla Ex Vetreria (dopo Nuoro e San Sperate) per la “Sardegna dei teatri”, racconta storie della sua famiglia che si è tramandata per molte generazioni il mestiere dell'attore. E non sono semplici ricordi. Sono memorie che appartengono per la loro importanza e forza, per il loro essere ancora vive, alla grande famiglia del teatro. Dalle origini siciliane, suo padre capocomico, Salvatore, un mondo popolare abitato dalle feste dei santi. Santa Genoveffa di Brabante: il nome sembra inventato da Torquato Tasso. E' forse ci vorrebbe Tasso o Ariosto per raccontare l'epica di un teatro viaggiante, di un nomadismo attoriale, che sopravvive alla storia, che lega per sempre le vite a un "destino". Per ricostruire la sua memoria Titino Carrara da anni collabora con Laura Curino, e non è casuale questa complicità fra l'attore, discendente di un'arte antica che affonda le sue radici nella Commedia dell'Arte, e la grande narratrice arrivata al teatro per raccontare la memoria collettiva di un'epoca come quella delle fabbriche torinesi, del mondo operaio, della sua epopea, oggi "fossile" a ben guardare come quello dei comici dell'arte. Il teatro viaggiante è fatto di incontri, di episodi che Titino racconta con la sua corporeità mobile, cangiante, felina come quella del suo Zanni, antenato di quell'Arlecchino che lo renderà famoso nel mondo. Il “Manuale d'attore” di Carrara è il racconto di un apprendistato, di un'arte antica, che insegna tutto anche, come dice Carrara in uno di momenti più intensi dello spettacolo, a "reggere lo specchio alla natura". Quella natura che il teatro e il cinema a volte guardano da lontano, ammirati, come faceva il Pasolini di “Cosa sono le nuvole” a cui Carrara (che cita Domenico Modugno) dedica la canzone finale dello spettacolo ricordandosi forse la frase di Totò marionetta di Jago: "noi siamo un sogno dentro un altro sogno…" . E' la storia di tutti gli attori, abituati a sognare dentro i sogni degli altri e a raccontarli come se fossero vita vera.