LUNEDÌ, 03 NOVEMBRE 2008
Pagina 20 - Nazionale
Preoccupazione nel giorno del ricordo dei defunti
CAGLIARI. Con un ininterrotto pellegrinaggio ai cimiteri di Bonaria e San Michele i cagliaritani hanno commemorato i defunti, civili e militari. A questi ultimi il Comando Regione Sardegna ha tributato gli onori durante una cerimonia culminata nella messa celebrata da monsignor Giuseppe Mani, che si è conclusa con la deposizione delle corone davanti al sacrario militare e nei cimiteri inglese e tedesco. La folla, che ha invaso il camposanto di via dei Castellani, ha reso evidente l’urgenza di una razionalizzazione della struttura: «Ancora due anni - ha detto Anselmo Piras, assessore delle politiche sociali con delega ai cimiteri - e poi non ci saranno più tombini liberi».
Numerose autorità civili e i rappresentanti di tutte le forze armate, anche non italiane, si sono schierati ieri mattina davanti al sacrario militare per il tradizionale “Onore ai caduti”. «Adempimento che rappresenta, con la bandiera e il giuramento di fedeltà alla patria, uno dei tre impegni sacri di ogni soldato» ha ricordato nel saluto finale il generale Sandro Santroni, comandante militare della Sardegna. Davanti al sacello nuragico, che custodisce i resti di 1042 militari di cui cinquanta ancora ignoti, sono state deposte otto corone d’alloro. Altrettante ai piedi dei due obelischi che vegliano sulle 424 tombe di soldati tedeschi e sulle 49 del cimitero inglese.
«Questa è la sistemazione provvisoria di tutti i defunti - ha detto l’arcivescovo all’omelia della messa concelebrata con i cappellani militari in servizio e con monsignor Luigi Balloi presidente nazionale dei sacerdoti con le stellette - in attesa della resurrezione dei morti e della comunione dei santi, principi fondamentali della fede cristiana».
«Seminiamo un corpo materiale e rinascerà un corpo spirituale» ha spiegato il presule prima che le note del silenzio fuori ordinanza, suonato dal primo trombettiere della banda della Brigata Sassari echeggiassero nel cimitero spegnendo, per qualche minuto, ogni rumore.
Il cimitero di San Michele fotografa con uno speciale obiettivo le vicende dei cagliaritani: le tombe di famiglia, quelle di alcune congregazioni religiose, i loculi riuniti in un’unica struttura delle società di mutuo soccorso, la sezione-giovani, molti dei quali vittime di incidenti stradali.
Toccanti le sepolture di molti bambini. L’amore dei genitori ha trasformato uno spicchio del cimitero in un giardino d’infanzia. A breve distanza “l’albero della vita”, monumento in ferro davanti alla fossa comune che accoglie 200 salme non identificate vittime innocenti dei bombardamenti del 1943.
Il cimitero di San Michele, inaugurato nel marzo del 1941, comincia ad accusare la limitatezza degli spazi. Gli originari 193.600 metri quadrati interamente recintati non bastano più, nonostante razionalizzazioni e i loculi pluripiano. Dopo che dal 1967 ha smesso di funzionare il cimitero di Bonaria e da qualche anno il camposanto di Pirri, tutte le inumazioni si fanno al San Michele: «E’ ferma anche la cremazione, sulla quale puntiamo molto - spiega l’assessore Anselmo Piras - per economizzare spazio. Il forno a una bocca, che funzionava in deroga in attesa dell’avvio di quello con tre bocche, è stato momentaneamente bloccato dalla Regione».
Impensabile l’ulteriore allargamento dell’attuale cimitero (le case di Mulinu Becciu distano 150 metri) «diventa urgente - aggiunge Piras - raddoppiare quello di Pirri e razionalizzare il San Michele dove esistono aree ancora utilizzabili, anche se soggette a numerose licenze e complesse autorizzazioni».
Mario Girau