Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Francesco Cavalli Sforza: «Sì, ci salverà il meticciato»

Fonte: L'Unione Sarda
12 novembre 2012


Il filosofo e antropologo al Festival della Scienza che si è chiuso ieri a Cagliari

La vita? «È incrocio, scambio di culture e geni»

La ruota è l'estensione della gamba, l'arco del braccio, la parola del pensiero, la scrittura della parola. In sintesi: la cultura è l'estensione della biologia. Tutti gli strumenti che l'uomo inventa lo sono. E corrono molto più veloci di qualsiasi mutazione genetica. Perché l'evoluzione biologica va solo di padre in figlio, quella culturale non ha limiti. E se le mutazioni biologiche dipendono dal caso, quelle culturali dipendono dalla diffusione di idee nuove. E hanno il potere di migliorare l'adattamento dell'individuo all'ambiente. Dice queste cose e molto altro Francesco Cavalli Sforza, filosofo di formazione, docente di genetica e antropologia al San Raffaele di Milano, divulgatore di scienza, regista, autore televisivo e di saggi, molti dei quali firmati con Luca Luigi Cavalli Sforza, genetista di fama mondiale e suo padre: un bell'esempio di fusione tra biologia e cultura.
Homo sapiens, e dei migliori. Ironico, chiaro, entusiasta, critico verso una certa italianità trionfante, una classe politica deludente, un clientelismo duro a morire, una Chiesa che teme la progressiva laicizzazione dello Stato e una cultura che ha paura di aprirsi al diverso. Illuminante e divertente quando parla di mutazioni genetiche, di dafnie stressate e drosofile (apparentemente) sfortunate, caustico quando sottolinea come l'evoluzione culturale abbia riservato alla condizione della donna una corsia preferenziale al contrario: lentissima.
Invitato da Carla Romagnino al Festival della Scienza che si è chiuso ieri all'Exmà di Cagliari, ha parlato a ragazzi e adulti. Usando cifre linguistiche differenti ma facendo passare - col fascino delle sue argomentazioni- lo stesso concetto: l'uomo è natura e cultura insieme. È una sola cosa con l'ambiente nel quale vive e ne ha piena responsabilità. Può renderlo migliore o distruggerlo. A lui la scelta. «La cultura è il grande strumento che ha permesso alla specie umana di usare il controllo sulla natura. Ma intendiamoci, non siamo l'unica specie: anche le api, le formiche, le termiti, molti uccelli, mammiferi, rettili e persino batteri hanno una organizzazione culturale, ma l'uomo certamente è quello che ha sviluppato la forma più avanzata. Dalla scoperta del fuoco in poi, suo è stato il potere più grande, suo il dominio sul pianeta».
Professore, se noi dipendiamo così tanto dalla cultura, se la rivoluzione informatica (dopo l'agricoltura) è con tutta probabilità la scoperta più grande dell'uomo moderno, il lontano futuro ci regalerà corpi rachitici e teste gigantesche?
«Non credo. Forse avremo meno peli, e perderemo più capelli: già oggi molti giovanissimi soffrono di calvizie, perché mangiano male. Troppi zuccheri, poca frutta, poca verdura. Ma di una testa più grossa non avremo bisogno. Usassimo quella che abbiamo…».
Ci spiega perché il concetto di razza è scorretto?
«Perché le razze sono un prodotto di selezione artificiale ottenuto con incroci mirati. Nell'uomo le razze non esistono per più ragioni: la fondamentale è che siamo una specie molto giovane e ci siamo divisi solo centomila anni fa in diverse popolazioni. Quattromila generazioni sono un'inezia rispetto ai tempi lunghi dell'evoluzione. Non c'è stato un tempo sufficiente a generare varietà diverse. Tanto è vero che la grande differenza biologica è tra individui, e non tra popolazioni. In cultura, all'interno di una popolazione c'è omogeneità di lingua tradizioni, costumi, il divario è minimo».
Sì, ma un europeo è palesemente diverso da un asiatico o da un africano…
«La differenza riguarda l'esterno del corpo, che si interfaccia con l'ambiente. È l'ambiente, è il clima, è l'alimentazione a renderci esteriormente diversi, ma gli uomini sono più simili di quanto non si pensi».
Culturalmente e biologicamente, che cosa caratterizzerà (e salverà) il nostro futuro?
«Il meticciato, l'incrocio tra le popolazioni, lo scambio di culture e di geni. Tutto, nella vita, si fonda sul rapporto tra essere vivente e ambiente. Evoluzione, del resto, questo significa: miglioramento della capacità di interazione con l'ambiente. In cultura e in natura, hanno più valore gli ibridi. Oggi l'ibrido più interessante che conosca si chiama Barack Obama».
Maria Paola Masala