Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La fisica teorica fra iper-nipoti e nonne assurde

Fonte: L'Unione Sarda
8 novembre 2012


Giudice a Festivalscienza
 

«La buona storia di fantascienza è quella che sa giocare con le leggi della fisica, immaginando cioè nuovi mondi possibili anche se non realizzati nel nostro universo. Lo scrittore può cambiare le regole, se di intralcio alla storia. La fisica di cui mi occupo mi fa giocare con le leggi fisiche e, se in disaccordo a criteri di semplicità e bellezza, si cerca di cambiare le ipotesi della scienza». In questo caso una bella storia è la descrizione dell'universo, secondo il fisico teorico Gian Francesco Giudice. Ieri lo scienziato del Cern era ospite alla quinta edizione del Festival della Scienza, in corso sino a domenica all'Exmà di Cagliari. Il ricercatore ha condotto il pubblico lungo i viaggi temporali, tra esempi divulgativi e spezzoni cinematografici, rimandi a Sant'Agostino e il liquefarsi degli orologi molli del pennello di Dalì.
Pare acclarato che il tempo sia un concetto centrale in fisica e caro alla fantascienza. Certo, la seconda si prende spesso grandi libertà dato che, per fare un esempio, un'esplosione nello spazio non fa davvero “boom” e sono più realistici i silenzi alla Kubrik. Però il confine tra scienza e fantascienza è sottile e utile. Ha ragione lo scrittore Frederik Pohl a dire che una buona storia di fantascienza non dovrebbe essere capace di predire l'automobile, bensì l'ingorgo stradale. «Ecco, nelle implicazioni si suscita lo stupore», afferma l'esperto che al festival ha anche presentato anche il suo saggio “Odissea nello Zeptospazio”, introdotto da Andrea Mameli. Nel 1895, dieci anni prima della relatività di Einstein, H. G. Wells pubblica “La macchina del tempo”. E là afferma che qualsiasi corpo reale si estende in quattro dimensioni: lunghezza, larghezza, altezza e durata. Ossia i tre piani dello spazio e una quarta, il tempo. Parole scontate oggi ma allora preveggenti, essendo stato scritto nel XIX secolo.
In effetti il viaggio nel futuro è possibile in base alla relatività ristretta. Il tempo scorre più lentamente per un osservatore in moto rispetto a uno che è fermo per cui, se si viaggia più veloci, per esempio a 300 chilometri all'ora per cinque minuti, ci si trova nel futuro per 1/100 di nanosecondo. Poca cosa per l'uomo mentre per le particelle i viaggi nel futuro sono all'ordine del giorno. Ed è possibile un viaggio temporale nel passato? La domanda conduce al paradosso: se uno torna indietro e ammazza la nonna non può essere mai nato. Ma se non è mai nato non può ammazzarla. La meccanica quantistica aggira il problema con l'ipotesi degli universi paralleli anticipati da Borges nelle pagine de “I giardini dei sentieri che si biforcano”: ogni volta che interagiamo con l'universo fisico forziamo il sistema e percorriamo un universo anziché un altro. Allora i viaggi sono possibili? «Forse, non si esclude logicamente la possibilità e magari scopriremo delle nuove leggi fisiche. Ma se un giorno un uomo bussasse dicendo che è il figlio del figlio del figlio del figlio di qualcuno di voi, prima di mandarlo via fategli qualche domanda di fisica teorica».
Manuela Vacca