Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tra nuvole d'acqua e veleni

Fonte: L'Unione Sarda
8 novembre 2012


Come è cambiato lo slargo tra via Scano e via Pessina teatro di una accesa polemica
 

Piazza Maxia: trionfa la tecnologia, chiudono i negozi
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Lo spettacolino va in scena due volte al giorno. Primo tempo alle 13 quando le mamme vanno via con carrozzine e bebè, il secondo all'imbrunire. Le aiuole si animano di nuvolette formate da spruzzi d'acqua nebulizzata. Un effetto-fumo insolito a Cagliari, prodotto da un sistema usato per rinfrescare l'ambiente e irrigare il prato verde. Sono d'avanguardia perfino i cassonetti: interrati e a scomparsa, segnalati da quattro colonne d'acciaio che si sposano col materiale delle panchine e dei lampioni. Un trionfo di design perfino nelle quattro sedie-sdraio fatte di tubi di metallo dove ci si può appisolare (e anche altro quando è buio). «Però fanno venire freddo quando ci si siede», dice la residente Maria Assunta Sanna, mostrando la faccia nascosta della tecnologia che domina in piazza Maxia. «Prima era una piazza alberata, ora un vascone, caldo d'estate e gelato d'inverno».
GLI ALBERI Le lenzuola di protesta che per due anni hanno sventolato dai balconi degli appartamenti sono stati rimossi. Contestavano soprattutto l'eliminazione delle jacarande, poi traslocate nel vivaio comunale di Monte Urpinu. Anche il profilo Facebook non è più alimentato come nei giorni caldi. Della stagione dell'ira restano due tracce: una scritta ( «Passo carraxio» e «Fossa Maxia» ) sul cancello di un passo carraio e la causa avviata dal gommista Davide Bandino contro il Comune. Non è il solo: alla carta bollata sono ricorsi anche il bombolaio e il titolare di un market, costretti ad abbassare le serrande per mancanza di clienti. Sotto accusa la chiusura della piazza, la realizzazione di una bretella al posto del proseguimento di via della Pineta fino all'angolo con via Caboni. «Chi passa in via Scano resta incantato, ma dall'altra parte siamo tutti isolati». Se era un'impresa trovare posto per l'auto prima dei lavori, ora è peggio: di sera, l'ora della ressa delle pizzette, auto in doppia, tripla fila e nei passaggi dei garage.
INDIGNATI «Si è vero, un inferno», aggiunge Giuseppe Jacono, ancora avvelenato e convinto come tutti gli indignados di piazza Maxia che i lavori siano stati progettati «soltanto per favorire il bar». Il bar di Rita Boi, come tutti lo chiamano ancora malgrado la titolare storica l'abbia ceduto sette anni fa dopo averlo ricevuto in eredità dal nonno fondatore nel 1955: ora ha un negozietto di prodotti gastronomici d'autore e guarda con un un po' di distacco la piazzetta dove per anni ha servito caffè e aperitivi al jet set cittadino. È sempre stato un punto di ritrovo obbligato per il rito del cappuccino e dell'aperitivo soprattutto il sabato e la domenica mattina.
OMBRELLONI La nuova piazza (frutto del lavoro creativo dell'architetto Fernanda Gavaudò) ha amplificato la sua vocazione di punto di ritrovo. Il barista Matteo Pala (che ha preso in gestione il locale con un socio da gennaio) ha ottenuto dal Comune la licenza per sistemare ai lati ombrelloni e tavolini. I camierieri entrano ed escono, i bambini scorrazzano nelle ore più calde, tricicli e piccole biciclette, pensionati che leggono il giornale. Ogni tanto qualche intrusione dei cani e dei loro padroni. Eppure sull'altro lato della strada (all'incrocio tra via Scano e via Pessina) è stata aperta l'area attrezzata per i cani. Ma a quanto pare, soprattutto la mattina presto, qualche proprietario di animale non va per il sottile: «Vengono soprattutto di mattina presto negli spazi verdi riservati ai bambini e a noi tocca pulire», racconta Matteo Pala mentre smista le comande per i tavolini all'aperto. C'è sempre il tutto esaurito nella piazza-salotto.
Antonio Martis