Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, la rivoluzione nel 2015

Fonte: L'Unione Sarda
8 novembre 2012


Fra tre anni scadrà la concessione del D'Aquila: la proprietà andrà alla Regione
 

Il piano anti-cemento del Comune per gli stabilimenti
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Il primo stabilimento del Poetto a veder ridotta la propria cubatura potrebbe essere il D'Aquila: quando scadrà la concessione (nel 2015), al netto di eventuali proroghe, l'edificio diventerà di proprietà della Regione, che ha mantenuto la competenza sulle strutture in muratura. E allora, come prevede la direttiva Bolkenstein, viale Trento affiderà lo stabilimento attraverso un bando europeo: «A quel punto la Regione potrebbe decidere di privilegiare i progetti che prevedono una diminuzione della cubatura e del cemento», spiega l'assessore all'Urbanistica Paolo Frau, precisando però che «la competenza non è del Comune, che può al massimo avviare un confronto con gli altri enti coinvolti».
GLI STABILIMENTI Il Piano di utilizzo dei litorali, adottato qualche giorno fa da Consiglio comunale, ha “fotografato” al Poetto circa 63mila metri cubi di cemento. Quasi 31mila sono quelli del Lido - la concessione scadrà nel 2026 -, il D'Aquila si ferma a 11mila, l'Ottagono a 2.320. Poi ci sono gli stabilimenti militari (16.830 metri cubi) e i servizi igienici comunali: questi ultimi, che occupano circa 2mila metri cubi, potrebbero essere demoliti una volta realizzati i nuovi chioschetti (che avranno i bagni a disposizione dei bagnanti) previsti dal Pul.
IL COMUNE Il Consiglio martedì sera si è espresso in maniera chiara, approvando due ordini del giorno (proposti dai capigruppo di Pd e Pdl) che prevedono una riduzione della cubatura per gli stabilimenti storici e un impegno per restituire alla città la porzione di spiaggia affidata ai militari. Frau avverte: «Il Comune può fare un lavoro politico: il sindaco e la giunta possono, mentre si avvicina il termine delle concessioni, avviare delle discussioni con la Regione per rendere omogenea la gestione ecocompatibile della spiaggia disegnata dal Pul. Ma, formalmente, tutto quello che riguarda gli stabilimenti, siano militari o civili, è fuori dalla nostra competenza. Sia chiara una cosa: non vogliamo mettere in pratica nessun atteggiamento punitivo, ma una semplice attività di mitigazione delle strutture in cemento». Un discorso simile per le strutture con le stellette: «Non vogliamo nessuna guerra, ma solo stabilire interlocuzioni con gli enti. L'obiettivo non è sostituirsi ai militari nella titolarità di quegli edifici, ma liberare la spiaggia dal cemento».
L'EMENDAMENTO Un indirizzo espresso anche dall'aula durante la discussione del Piano di utilizzo dei litorali. Il Consiglio ha approvato un emendamento alla variante urbanistica legata al Pul (proposto da Giovanni Dore, Idv), che prevede la possibilità di rimodulare le strutture degli stabilimenti balneari. Alla scadenza delle concessioni gli interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione dovranno passare attraverso la revisione del piano attuativo. Non solo: gli interventi saranno finalizzati «a una riduzione della cubatura e alla riqualificazione ambientale mediante progetti di rinaturalizzazione delle aree interessate, con sostituzione delle strutture fisse e realizzazione di manufatti a basso impatto ambientale a carattere precario e amovibile, prevedendo l'allontanamento dalla battigia».
Michele Ruffi